di Federico Brambilla
Se osservassimo grandi realtà industriali come Merloni o Brunello Cucinelli, che sono nate e cresciute in luoghi fuori dagli insediamenti industriali tradizionali e spesso con disagi di logistica e di infrastrutture, ci renderemmo subito conto che il territorio non è stato un limite bensì il loro punto di forza che ha fornito i valori e le risorse umane per far diventare queste aziende delle multinazionali di successo in diversi settori industriali.
Questa può sembrare un affermazione banale e scontata in un tempo di forte impatto comunicativo di valori etici e di sostenibilità ambientale, declamati da tutti, che siano industriali o esperti di impresa, ma poi la loro realizzazione è tutt’altro che scontata.
Questo è quello che succede oggi a Tredozio, dove otto mesi fa sono approdato, in cerca di realtà d’eccellenza per creare un polo produttivo di calzature da affiancare alla mia impresa di pelletteria MPP Manifattura Pelletteria Partenopea S.r.l di Napoli, con l’obiettivo di creare un network di produzione capace di cogliere le grandi opportunità nate dopo la crisi delle fonti di approvvigionamento di prodotti finiti del Far East.
In questo luogo, ai margini del distretto calzaturiero di San Mauro Pascoli, si arriva percorrendo 30 Km di strade curate, in ordine, che attraversano un paesaggio, premonitore di luoghi dove la bellezza dell’ambiente è pari alla qualità della vita.
Questo è ciò che quel giorno mi ha subito colpito recandomi a visitare la Facit, calzaturificio di proprietà dello stilista inglese Rupert Sanderson che produce scarpe di lusso per il mercato inglese ed internazionale.
Un impatto contrastante tra il contesto ambientale e la fabbrica, trascurata negli arredi e nella gestione, che contraddice tutti gli input ricevuti dal paesaggio che la circonda.
Poi l’ennesima contraddizione, all’interno della fabbrica trovo prodotti di altissima qualità ed la capacità del personale di lavorare anche in condizioni difficili pur di trasmettere il sublime senso del bello e la maniacale cura del prodotto perfetto, elementi percepibili in ogni cosa che li circonda.
Un impatto forte, contrastante ed incredibile, che però spesso è parte di quei valori intangibili che costituiscono le imprese e le persone che ci lavorano. Questo è quanto mi è successo, un appassionarsi alla cultura ed ai valori del territorio, viverli pienamente e credere nella possibilità delle persone e, attraverso un organizzazione manageriale, riportarle nuovamente ai vertici mondiali.
Questa esperienza ha motivato la ABH Arturo Brambilla Holding, della quale sono alla guida, ad acquisire la fabbrica cogliendo la possibilità di creare un modello dove il profitto si misura concretamente in valori etici, quali la socialità, il rispetto degli altri, i ritmi di vita ma soprattutto la cura e l’amore per quello che si fa.
Oggi la motivazione sociale ed ambientale viene spesso sbandierata dalle imprese che cercarono consenso nei loro clienti e nei loro partner per vendere di più e per essere socialmente accettati. In realtà il valore etico nasce dallo spirito con cui ci si avvicina alle imprese, non già viste come fabbriche dove impiantare una produzione per massimizzare i margini ed i profitti, ma, invece, per trarre valore dall’ecosistema che le circonda.
Quanto sia importante il contesto ambientale e sociale è noto da tempo, poi scegliere di viverlo e di diventarne parte integrante è quanto di più necessario c‘è per creare quella condivisione di valori e poi di obiettivi, che consentono all’intero management di definire e percorrere le strategie operative adeguate per valorizzare le eccellenze dei territori.
L’esperienza di questo percorso d’impresa che si integra nel territorio circostante non è nuova ne rivoluzionaria, ma può diventare un esempio ed un modello di coinvolgimento e di integrazione tra ambiente, persone e prodotto, creando quella equa circolarità di cui abbiamo bisogno per rendere sostenibile un nuovo sviluppo.