Ad una settimana dal nuovo stop per manutenzione del gasdotto Nord Stream, il prezzo del gas si impenna oltre 290 euro al MWh, sfiorando quota 300, raggiunta a fine febbraio in concomitanza con l’avvio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. è proprio il conflitto tra Mosca e Kiev, in corso ormai da 6 mesi, a condizionare il mercato dell’energia, innescando una corsa al rialzo dei prezzi, alla base della crescita dell’inflazione in tutta Europa.
Venerdì scorso il colosso Gazprom ha annunciato che dal 31 agosto al 2 settembre l’impianto che trasporta gas naturale dalla Russia all’Europa si fermerà per manutenzione ad un compressore. Il gasdotto da settimane lavora già al 20% della sua possibilità, tra lavori ad una turbina – riparata in Canada, riportata in Germania ma non ancora rispedita al mittenre – e riduzione del flusso figlia delle tensioni geopolitiche.
Così dietro l’annuncio del nuovo stop, che come in passato potrebbe protrarsi rispetto ai tre giorni ipotizzati inizialmente, molti analisi intravedono l’ombra lunga del conflitto in corso. Oggi al Ttf di Amsterdam, il mercato di riferimento per l’Europa, i contratti sul gas hanno aperto in forte rialzo a 266 euro per MWh, balzando in poco tempo fino a 294. Una quota che potrebbe polverizzare la chiusura record segnata venersì scorso a 244,5 euro al MWh.
Gazprom ha affermato che dopo i lavori riprenderà a fornire fino a 33 milioni di metri cubi di gas al giorno in Europa, circa il 20% della capacità del Nord Stream 1, più o meno la stessa quantità che ha fornito attraverso il gasdotto alla Germania nelle ultime settimane. Il gigante russo del gas ha tagliato per la prima volta la capacità sulla linea a giugno. Da allora i prezzi del gas in Europa sono più che raddoppiati.
Il Nord Stream può inviare fino a 167 milioni di metri cubi al giorno ma negli ultimi mesi le forniture sono state ridotte come risposta alle sanzioni Ue. Da parte sua Gazprom ha affermato di non essere in grado di fornire gas a volumi regolari a causa dei ritardi nella riparazione e nella restituzione delle turbine prodotte dalla tedesca Siemens Energy. I governi e le compagnie energetiche dell’Unione europea, invece, sostengono che non sussistano problemi tecnici che impediscono a Gazprom di fornire più gas e che la Russia sta deliberatamente limitando i flussi per motivi politici.
La sintesi è che la prospettiva di un nuovo stop spaventa il mercato e fa salire alle stelle il prezzo del gas. E le quotazioni sono ancora maggiori se si guardano i contratti in scadenza nel medio periodo, indice del fatto che gli analisti si aspettano che la corsa del prezzo del gas continui ancora per qualche mese. Il picco dei prezzi si registra nel contratto in scadenza a gennaio 2023, scambiato a 293 euro al Mwh. Solo dopo quella data il prezzo inizierà a ripiegare, ma molto lentamente, visto che anche quello relativo all’inverno 2023 viene quotato a 259 euro, quindi a valori comunque ancora molto sostenuti.
A trainare i consumi delle ultime settimane sono stati la forte domanda per le condizioni meteo, con l’ondata di caldo che spinge a tenere accesi i condizionatori mentre la siccità prosciuga i fiumi e riduce il funzionamento delle centrali idroelettriche.
Nel frattempo i Paesi Ue tentano strategie per rendersi più indipendenti dal gas russo. Da due settimane è partito il piano di riduzione varato dal Consiglio europeo, che prevede un taglio del 15% a seconda dei Paesi, all’Italia spetta il 7%.
Per i primi di settembre il governo di Mario Draghi dovrebbe presentare il piano puntuale al livello nazionale di riduzione dei consumi, basato soprattutto sulla sostituzione del flusso di gas proveniente dalla Russia con altre fonti di approvviggionamento.
Il ministro della Transizione energetica, Roberto Cingolani, nelle scorse settimane ha presentato le linee guida alla base del piano: riduzione di 1 grado della temperatura nelle abitazioni private, negli uffici pubblici e taglio di 1 ora nella durata di esercizio degli impianti.
Ovvero massimo 19 gradi in inverno e non meno di 27 in estate. Le previsioni del governo per avere un risparmio di 2,5 miliardi di metri cubi di gas, però, sono basate sui contratti del gas ad una media di 205 euro al Mwh. L’Italia ha bisogno di rimpiazzare 30 miliardi di gas provenienti dalla Russia.
La maggior parte, 25 miliardi, derivano da accordi stipulati in quesi mesi con altri Paesi, in particolare in Africa. Il resto tra risparmi e diversificazione delle fonti con la crescita delle rinnovabili. Continuano intatno a crescere le scorte di gas in Italia. Secondo la piattaforma Gie-Agsi sfiorano ora il 79%, a 78,96% per la precisione, pari a 152,74 Twh.
fonte agi.it