La Russia in default sul suo debito in valuta estera per la prima volta dal 1918, ma Mosca contesta le accuse.
Il default è scattato alla scadenza del periodo di grazia sui circa 100 milioni di dollari di obbligazioni non pagate, bloccate a causa delle sanzioni ad ampio raggio adottate ai danni del Cremlino in risposta all’invasione dell’Ucraina.
L’evento ha in realtà valenza più che altro simbolica, almeno per ora.
La Russia è infatti un Paese economicamente, finanziariamente e politicamente già emarginato per gran parte dell’Occidente.
In più il fallimento sarebbe dovuto non alla mancanza di denaro da parte del debitore ma alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.
“Le accuse di default della Russia sono illegittime, il pagamento in valuta estera è stato effettuato a maggio”, ha intanto replicato il Cremlino, contestando il default. In particolare, i mancati pagamenti degli Eurobond “sono imputabili a terzi. I pagamenti delle obbligazioni 2026 e 2036 sono stati trasferiti il 20 maggio”. Lo riporta Bloomberg citando il Ministero delle Finanze russo, dopo le notizie sul default.
Mosca aveva già sfiorato la stessa probabilità nei primi mesi di quest’anno, ma aveva gestito la situazione modificando i metodi di pagamento. A maggio, il Tesoro americano non ha però rinnovato la licenza che esentava gli investitori americani dalle sanzioni: da quel momento per i russi è diventato impossibile pagare il debito in dollari o nelle valute citate nei prospetti delle emissioni.
Sui mercati, intanto, il rublo inverte la rotta iniziale e si rafforza sul dollaro.
fonte ansa.it