La Commissione europea, in particolare la direzione generale Fiscalità e Unione doganale, ha pubblicato, in un comunicato dello scorso 15 marzo, le prime statistiche relative ai nuovi regimi speciali Iva introdotti il 1° luglio 2021.
In pratica, ha constatato il grande utilizzo dell’Import one stop shop, anche con riferimento alle operazioni di importazione di beni con valore inferiore a 22 euro, che prima dell’avvio del nuovo sistema erano esenti dall’Iva: sono stati incassati oltre 1,9 miliardi di euro solo nei primi sei mesi.
Il 1° luglio dello scorso anno è entrato in vigore un nuovo sistema di definizione dell’imposta sul valore aggiunto per l’e-commerce, sia di beni che di servizi, incentrato sull’allargamento dello sportello unico già utilizzato, dal 2015, per definire i servizi digitali (di telecomunicazione, di tele-radiodiffusione e prestati tramite mezzi elettronici): il Moss (Mini one stop shop).
La finalità dichiarata è stata quella di garantire condizioni più eque per tutte le imprese, sia comunitarie che non, semplificare il commercio elettronico transfrontaliero, introdurre una maggiore trasparenza per gli acquirenti privati, in merito ai prezzi praticati, e rendere sicuro il sistema dalle frodi.
Le nuove disposizioni modificano i regimi speciali Iva esistenti previsti dalla direttiva Iva Ue (regime non Ue, regime Ue) e ne aggiungono uno nuovo (regime di importazione).
Il Moss è stato esteso:
– a tutte le prestazioni di servizi verso consumers comunitari, che hanno luogo in Stati membri in cui il fornitore non è stabilito;
– alle vendite a distanza intracomunitarie di beni;
ad alcune cessioni nazionali di beni.
Dando luogo all’Oss, regime Ue e non Ue.
In aggiunta è stato creato un nuovo sistema di dichiarazione e pagamento dell’Iva sulle vendite a distanza di beni di valore modesto importati da Paesi terzi, denominato sportello unico per le importazioni (iOss).
Con riferimento a tale ultimo sistema, è stata eliminata l’esenzione, di valore compreso fra 10 e 22 euro, per cui, fino al 30 giugno 2021 l’imposta sui beni commerciali non doveva essere versata all’importazione. L’agevolazione produceva sia una perdita rilevante per gli Stati membri, dovuta anche a comportamenti abusivi, che un vantaggio competitivo delle imprese stabilite fuori dall’Unione europea.
Oggi, a seguito alla modifica normativa, tutti i prodotti provenienti da un Paese terzo sono soggetti a imposta indipendentemente dal loro valore. Le nuove norme hanno ristabilito la parità fiscale tra le aziende comunitarie e non.
I dati, appena pubblicati dalle istituzioni di Bruxelles, mostrano che il nuovo regime dell’Import one stop shop, concernente l’importazione di pacchi relativi ad acquisti online importati di valore inferiore a 150 euro, ha prodotto ottimi risultati nei primi sei mesi di operatività.
Gli Stati membri hanno raccolto, nel 2° semestre del 2021, circa 1,9 miliardi di euro di entrate Iva, che dovrebbero tradursi, a regime, in 3,8 miliardi all’anno.
La cifra è comprensiva anche di 690 milioni di euro di ricavi extra dovuti agli acquisti di valore inferiore a 22 euro, prima esenti dall’Iva. Ciò risulta particolarmente significativo data la loro elevata esposizione alle frodi a causa del fenomeno illecito della sotto-valutazione, ossia la merce con valore reale superiore a 22 euro veniva spesso classificata come sotto soglia, al fine di usufruire dell’esenzione dall’imposta.
Per quanto concerne l’ambito soggettivo, oltre 8mila traders si sono registrati al nuovo portale elettronico, lo “Sportello unico per l’importazione”, attraverso il quale possono regolare l’Iva di tutte le loro vendite online.
Complessivamente, le Autorità doganali degli Stati membri hanno gestito circa 500 milioni di beni coperti dal nuovo set di dati semplificato nel 2° semestre 2021, di cui il 94% forniti da soggetti registrati allo iOss.
Ulteriori dati sulle maggiori entrate Iva, raccolte tramite i restanti regimi speciali, validi per le vendite online effettuate all’interno della Comunità e per le piattaforme di shopping online, che immagazzinano merci nei depositi localizzati sul territorio unionale, saranno resi disponibili, dalla Commissione europea, nelle prossime settimane.
Nel 2019, il regime del Mini one stop shop ha permesso agli Stati membri di raccogliere complessivamente più di 5 miliardi e 600 milioni di euro, corrisposti da circa 12.300 prestatori di servizi iscritti al sistema opzionale Iva.
I dati puntuali, relativi agli introiti, evidenziano come il Moss, regime Ue, ha mostrato una crescita costante nel quinquennio 2015-2019, passando dai 2,7 miliardi di euro raccolti nel 2015 ai 5,04 nel 2019 con un incremento, nell’ultimo periodo, di oltre il 22 per cento.
Il regime non Ue è anch’esso aumentato, tranne che nel 2017, dove vi è stato un calo delle entrate. Si è passati dai 300 milioni di euro incassati nel 2015 ai 560 nel 2019 con un incremento del 23,64% tra il periodo 2018-2019.
Lo scorso 15 marzo i ministri delle Finanze dei Paesi comunitari hanno adottato, nel documento Ecofin n. 164/2022, le conclusioni del Consiglio europeo, accogliendo con favore il successo del nuovo sistema e guardando al futuro per ulteriori azioni volte a migliorare il quadro dell’Iva, in particolare, attraverso il prossimo pacchetto legislativo “Vat in the digital age”, che dovrebbe essere adottato entro la fine dell’anno.
Nello specifico, i risultati preliminari, presentati dalla Commissione a livello tecnico, evidenziano, come l’efficace applicazione delle nuove norme comunitarie in materia di Iva per l’e-commerce contribuisca a favorire la transizione digitale, la ripresa economica e la sostenibilità delle finanze pubbliche comunitarie.
Infine, viene invitata la Commissione a valutare l’eventuale rimozione della soglia dei 150 euro per un utilizzo più esteso del regime iOss.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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