PANORAMA – 09/2020

PANORAMA – 09/2020

L’IMPORTANZA DEL MIDDLE MANAGEMENT

Un anello di congiunzione di grande valore…
Nell’era della new economy e della digital transformation, il top management è sempre più al centro dell’attenzione: si sente spesso parlare dell’importanza del vertice aziendale nel raggiungimento degli obbiettivi strategici, delle peculiarità dei CEO visionari e lungimiranti e della mission del board aziendale. Troppo poco spesso, invece, si sente parlare dell’importanza dei middle manager, quella particolare figura professionale che riveste un ruolo importantissimo all’interno di un’organizzazione, rappresentando l’anello di congiunzione tra il personale operativo e il top manager. Un ruolo cardine, di cui la crisi economica ha però sbiadito un po’ i contorni ed indebolito le prospettive di carriera per il futuro. A ribadirne l’importanza è Domenico Bocchetti, noto commercialista di Area Imprese, nonché Revisore Contabile, Consulente Tecnico del Tribunale e Curatore Fallimentare.
di Roberta Imbimbo

Dott. Bocchetti, il top manager è sempre più al centro dell’attenzione. Ma è utile aprire una riflessione anche sull’importanza del middle manager. Quanto è importante oggi questa figura in azienda?
Moltissimo. Si tratta di una figura professionale strategica all’interno di un’impresa che, forte delle sue competenze tecniche e della sua professionalità, si occupa di fare da cinghia di trasmissione tra le strategie aziendali e i reparti produttivi, per fare in modo che la vision e la mission aziendali si realizzino nel quotidiano. Il middle manager si trova quindi in una situazione intermedia tra la dirigenza di un’azienda e i reparti impiegatizi. La sua importanza è massima e necessaria al buon funzionamento di un’organizzazione, e non solo nelle grandi aziende dove è più forte l’esigenza di creare un cuscinetto tra il vertice aziendale e il reparto produttivo. Eppure, oggi gran parte delle PMI – vero tessuto produttivo nazionale – non sono adeguatamente “strutturate”, e molto spesso la funzione di “top e middle management” si fondono nell’ unico ruolo “direzionale”. La complessità delle dinamiche aziendali impone invece la necessità di una figura capace di supportare chi dirige l’impresa nei rapporti interni (i team di lavoro) ed esterni (clienti, direzionali, fornitori privilegiati).

Che compiti svolge questa particolare figura professionale?
In periodi di crisi ed in presenza di frequenti mutamenti di strategia, è diventato necessario dotarsi di una figura poliedrica; non certo un tuttologo, ma una persona che ha accumulato una vasta esperienza nel settore, con una naturale propensione alla comunicazione e alle relazioni interpersonali. Il “middle” coordina il lavoro pensato dal management e agevola la sua organizzazione attraverso una serie di attività di ricerca di metodi e modalità operative, riscontrandone, poi, sviluppi e risultati. Essendo un mediatore tra la vision strategica
espressa dai top manager e le attività quotidiane delle figure operative, cerca di portare la comunicazione dall’alto verso il basso e viceversa. È quindi un professionista qualificato con una naturale propensione alle “relazioni umane” ed alle comunicazioni: il middle manager, che media le posizioni e facilita lo sviluppo del business, crea infatti valore aggiunto proprio valorizzando quelle competenze relazionali e di comunicazione che sono alla base della sua carriera in azienda. Il suo ruolo è quindi fondamentale per i top manager, che lo vedono come un collegamento diretto e sempre attento con il team; allo stesso tempo ha un ruolo portante anche per i collaboratori, che sanno di poter contare su una personalità di spicco che può farsi portavoce delle loro istanze, facendo leva sul rispetto e sulla considerazione che riceve dai piani alti.

Quali obiettivi vengono richiesti a questo tipo di manager?
Gli obiettivi sono spesso di “coordinamento” tra strategia imprenditoriale ed operatività. Ma non solo. Le aziende oggi sono sempre più esigenti. E i middle manager, per soddisfare queste necessità, oltre a dialogare e collaborare con le altre funzioni, devono sviluppare competenze che fino ad alcuni anni fa non erano richieste. Devono avere quindi buone doti di relazione e comunicazione, devono saper ascoltare, motivare e guidare le persone, instaurando un clima positivo e di fiducia reciproca, creando commitment e diventando un punto di riferimento costante per i tutti i dipendenti. Un buon middle manager conosce bene i membri del proprio team e, sulla base di questa conoscenza, predispone un’azione di coaching volta a far crescere conoscenze, abilità ed atteggiamenti funzionali allo sviluppo professionale dei suoi collaboratori, in modo da condurli in modo chiaro e deciso al raggiungimento dei risultati di business.

Il livello di operatività di questa figura è diverso da azienda ad azienda?
È chiaro che in aziende più grandi e soprattutto a carattere innovativo l’esigenza è più sentita e decisiva: si tratta infatti di una figura molto richiesta in contesti dinamici ed internazionali, nei quali da un lato organizzazioni complesse e strutturate richiedono figure con buone doti manageriali e con soft skills spiccate, in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze di cambiamento imposte da un mercato sempre più competitivo e dinamico; dall’altro l’influenza del middle diventa strategica e decisiva proprio per la sua esperienza ed elasticità di pensiero, a suo agio tra pensieri differenti e novità di rilievo.

In Italia, al contrario, molte aziende non si avvalgono di questa figura. Perché?
Nella maggior parte delle imprese italiane, che hanno una proprietà ed una gestione prettamente familiare, il manager esterno viene visto come un estraneo che offusca il ruolo decisionale della proprietà stessa. Dal canto loro, le aziende di maggiori dimensioni che hanno esigenza di appiattire la propria piramide gerarchica, spesso tendono a tagliare questa figura, considerandola un costo e non un investimento. Niente di più sbagliato: nell’era della digital trasformation, le imprese stanno puntando molto sull’innovazione tecnologica. E questo sviluppo, per non essere vanificato, va necessariamente supportato da figure competenti e qualificate. Bisogna quindi cambiare il nostro modo di fare impresa, per essere al passo con il mondo globale!

L’esperienza di Area Imprese Network. Com’è strutturata la sua impresa? Che ruolo giocano i middle manager in essa?
Una premessa appare necessaria. Area Impresa è un’azienda dinamica, articolata e completa che da anni ha affermato la propria leadership nel settore della consulenza economica, finanziaria e legale alle micro e medie aziende; è dunque il Partner ideale per le PMI che intendono perseguire importanti obiettivi di sviluppo e rilancio, e che desiderano intraprendere un percorso mirato alla soddisfazione del cliente da ogni punto di vista. In una realtà di medie dimensioni come Area Impresa, che “deve” cambiare spesso e volentieri – che deve adeguarsi all’ambiente, alle circostanze, al mondo che la circonda e all’innovazione tecnologica – il contatto tra top e middle deve essere simbiotico (spesso sono ruoli che coincidono), visti i continui rapporti e le frequenti relazioni tra dipendenti/proprietà, clienti/operatività e fornitori/proprietà. Ed in effetti nella nostra società sia per questioni logistiche (tre unità locali) che per la complessità dei servizi espletati, il middle è figura centrale che si muove in simbiosi col TOP, determinando quasi sempre l’ottimale funzionamento della struttura e delle attività.

Quali sono i punti di forza della sua società rispetto ai competitors?
Esperienza, professionalità ed affidabilità: questi i tratti distintivi di una società che lavora in un comparto tradizionalmente “statico”, molto formale, poco incline al cambiamento, dove i protagonisti principali sono professionisti e manager “arrivati” dopo anni di esperienza; uomini di età media, non più giovanissimi, per una serie di facili considerazioni (percorsi di studio lunghi/gavetta/necessità di mezzi da investire). Professionisti con cui Area Imprese riesce ad interfacciarsi agevolmente, forte del suo bagaglio di conoscenze e competenze, avendo maturato significative esperienze territoriali e settoriali eterogenee che hanno aumentato la versatilità dell’azienda stessa. Il nostro credo? In azienda bisogna condividere, il più possibile, le scelte tra management e maestranze per affinare ed aumentare l’efficienza, per essere performanti e crescere in fidelity.