Si è tenuto ieri mattina il webinar Le parole giuste. La parità attraverso un uso consapevole del linguaggio, organizzato da Agenzia delle Entrate e Comitato unico di garanzia (Cug) in collaborazione con la Rete dei Cug. L’incontro, finalizzato a stimolare una riflessione sull’importanza di utilizzare un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, è stato anche un’occasione per presentare le Linee guida pubblicate dall’Agenzia e dal Cug in attuazione di una delle iniziative del Piano triennale di azioni positive. Se è vero che l’uso del maschile “sovraesteso” (ovvero del genere maschile anche per parlare di donne) nel linguaggio della vita pubblica contribuisce a oscurare la presenza delle donne nelle istituzioni e nella società, la pubblica amministrazione può avere un ruolo importante nel favorire il cambiamento culturale.
In apertura dei lavori è intervenuta la ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti; a seguire il tema è stato introdotto dal direttore dell’Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, dalla presidente del Cug, Gabriella Alemanno e dalla coordinatrice della Rete Nazionale dei Cug, Oriana Calabresi. Nomi di rilievo anche tra le relatrici e i relatori, che hanno dato il loro importante contributo scientifico alla discussione: il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, la professoressa Anna Maria Thornton, ordinaria di Linguistica generale presso l’Università degli studi dell’Aquila, il professor Sergio Scamuzzi, ordinario di Sociologia generale presso l’Università di Torino e la consigliera nazionale di Parità, Francesca Bagni Cipriani. Moderatrice dell’incontro è stata la giornalista Maria Silvia Sacchi, tra le fondatrici del blog La27ora (Corriere.it) e attiva anche nel gruppo de Il Tempo delle Donne, la tre giorni di discussione “al femminile” del Corriere della Sera.
Le parole giuste. La parità attraverso un uso consapevole del linguaggio
Il linguaggio si limita a descrivere l’esistente o contribuisce alla costruzione o al rafforzamento di precisi modelli culturali? La lingua può condizionare il nostro modo di pensare? Queste e altre domande hanno trovato autorevoli risposte nel corso del webinar di oggi: attraverso l’uso delle parole esprimiamo una data visione del mondo. Durante l’incontro si è parlato di come, nel linguaggio della vita pubblica, utilizzare il maschile sovraesteso – per indicare una persona il cui genere è sconosciuto o moltitudini miste – significhi, di fatto, oscurare la presenza femminile nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e nella società e, di conseguenza, rafforzare, anche involontariamente, stereotipi e pregiudizi di genere. Una questione che si è posta con urgenza nel momento in cui le donne hanno cominciato a ricoprire, sempre più, ruoli lavorativi di rilievo. Dal testo sul sessismo nella lingua italiana curato 35 anni fa (1987) dalla linguista e saggista Alma Sabatini si sono succeduti molti studi, ma ancora oggi parole come ingegnera o chirurga suscitano un certo “scetticismo”. In questo contesto, la Pubblica Amministrazione può essere una leva importante per favorire il cambiamento culturale, attraverso una scelta di attenzione al linguaggio che metta in discussione abitudini linguistiche non più in linea con la nostra quotidianità.
Le Linee guida per l’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere
“Non c’è alcun dubbio che, allo stato in cui ognuno riceve la lingua e la usa, questa racchiude e propone una data visione del mondo: la lingua – soprattutto nel modo in cui viene realmente praticata dalla maggioranza dei parlanti – è un binario su cui viaggia il pensiero”. Così scriveva il linguista, filologo, lessicografo e presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini, nella sua prefazione al testo Il sessismo nella lingua italiana. Le linee guida per l’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere redatte dall’Agenzia delle Entrate e dal Cug nascono dalla consultazione di studi e manuali sul tema, con attenzione anche ai dettami della Crusca, che invita a rappresentare, negli atti e nei documenti, donne e uomini con nomi declinati coerentemente al femminile e al maschile. Anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha negli anni più volte richiamato le amministrazioni alla necessità di utilizzare in tutti i documenti di lavoro un linguaggio non discriminatorio e ad avviare percorsi formativi sulla cultura di genere come presupposto per attuare una politica di promozione delle pari opportunità. Infine, la direttiva 23 maggio 2007 (contenente “Misure per attuare parità e pari opportunità tra uomini e donne nelle amministrazioni pubbliche”), attuativa della direttiva n. 2006/54/CE del Parlamento europeo, ha esortato le amministrazioni pubbliche a utilizzare in tutti i documenti di lavoro un linguaggio non discriminatorio.
Il volume, con la prefazione del Presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini (Intervenire sulla lingua con garbo e cautela), propone alcune concrete strategie di gestione – di ordine lessicale, grammaticale e sintattico – per valorizzare le differenze di genere. Utile il Breve vocabolario di genere, riportato alla fine della pubblicazione, che riporta la declinazione femminile dei termini più utilizzati (al maschile) nella scrittura amministrativa.
fonte fiscooggi.it