Il miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e dell’equità nel settore della tassazione delle abitazioni dei Paesi membri dell’Ocse – nell’ambito di un mix complessivo di politiche fiscali – avrebbe diversi effetti: ottimizzare il funzionamento dei mercati immobiliari, migliorare l’equità e contribuire a raccogliere più entrate. È questa la conclusione principale di un nuovo rapporto dell’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, dal titolo Housing Taxation in OECD Countries. Il volume fornisce un’analisi dell’ampia gamma di tasse in vigore sulle proprietà immobiliari nei vari Stati aderenti.
La proprietà immobiliare e il suo valore sociale
Negli ultimi tre decenni i prezzi delle abitazioni sono cresciuti impetuosamente all’interno di tutti i Paesi membri dell’Ocse, una tendenza che si è accentuata nel corso della pandemia da Covid-19. Il trend in esame ha reso sempre più difficile l’accesso alla proprietà immobiliare alle giovani generazioni. Questo rappresenta un serio problema soprattutto se si pensa che ancora oggi l’alloggio risulta essere la risorsa “patrimoniale” numero 1 per la maggior parte delle famiglie e svolge un ruolo ancora più importante per la classe media. In pratica, dai dati illustrati nel volume emerge che le abitazioni di residenza (quelle dove proprietario e residente coincidono) sono in grado di garantire ai ceti medi il 60% della loro agiatezza. Se i giovani quindi non riescono ad acquistare un immobile, ad essere favorite dalla situazione attuale sono invece le famiglie ad alto reddito, ad alto benessere e anagraficamente più anziane, che detengono una quota sproporzionata della ricchezza abitativa complessiva nei Paesi considerati nel volume.
Il confronto tra le politiche dei diversi Paesi
Oltre alla fotografia sul mercato immobiliare (e sulle classi sociali che riescono ad accedervi), il rapporto Housing Taxation fornisce un’analisi comparativa dettagliata delle imposte in vigore sulle abitazioni nelle varie nazioni esaminate. In molti Paesi dell’Ocse, è il primo dato a venire a galla, le imposte vengono calcolate su valori catastali obsoleti, anche se questa mancanza di aggiornamento riduce le entrate e l’equità. Un certo numero di Paesi inoltre continua a fare molto affidamento sulle imposte sulle transazioni immobiliari, nonostante il loro potenziale impatto sulla mobilità residenziale e lavorativa. Presenti in molti Stati agevolazioni per gli immobili occupati dai proprietari (che quindi devono viverci), a partire dalla detrazione degli interessi ipotecari. La maggior parte dei Paesi Ocse infine esenta completamente le plusvalenze scaturenti dall’acquisto delle abitazioni principali.
Le strade da seguire
Il rapporto offre una serie di opzioni politiche che i legislatori nazionali sono invitati a considerare. Innanzitutto, per aumentare l’efficienza del mercato immobiliare e migliorare l’equità, il rapporto suggerisce che le norme nazionali potrebbero ridurre il peso delle imposte sulle transazioni immobiliari e rafforzare il ruolo delle imposte patrimoniali ricorrenti, se disponessero di una banca dati dei valori catastali aggiornata con una certa frequenza. Per rafforzare la progressività viene suggerito di ridurre o limitare alcuni incentivi fiscali, come la detrazione degli interessi sui mutui per le abitazioni principali. Secondo l’Ocse questa opzione limiterebbe le distorsioni del mercato immobiliare e ridurrebbe l’aumento dei prezzi delle case. Una mossa di sicuro impatto sarebbe incentivare l’offerta di alloggi sul mercato e promuovere un uso più efficiente del patrimonio abitativo attualmente esistente.
fonte fiscooggi.it