Tante le agevolazioni fiscali riservate alle imprese che investono nel futuro. Basteranno?
Come tutti noi sappiamo o, forse, fingiamo di non sapere il futuro dell’intero globo passa fra le mani delle classi più giovani che avranno l’arduo compito di trovare, in una situazione come quella attuale, una strada che li porti all’ingresso nel mondo del lavoro. Proverbiale ormai la difficoltà di una categoria che nel corso dei decenni ha vissuto forti tagli all’istruzione che hanno, e non poco, inficiato su un percorso di formazione che dovrebbe avere come risultato gli uomini del domani, che siano capaci e pronti mentalmente ad immettersi in questo mondo che, al di là del già del lavoro, nasconde insidie e difficoltà di ogni genere.
Parallelamente allo scorrere delle legislature sono state tante le misure volte a risanare ciò che ha penalizzato la c.d. generazione dei “millennials” che sfiduciati hanno iniziato a fuggir via da questo paese, detraendo un patrimonio di know-how (in molteplici settori produttivi) che probabilmente ci avrebbe fornito un vantaggio competitivo nei mercati internazionali di entità non indifferente.
Questo spunto ci permette di rifarci alla Legge di Bilancio che entrerà in vigore il prossimo anno e che presenta spunti interessanti per l’argomento che stiamo trattando. Una prima bozza di questa, ci ha prima di tutto confermato il blocco dei licenziamenti che sembra quasi provvidenziale nei confronti dei c.d. “ultimi arrivati” che in tempi di crisi sono le prime vittime sacrificali su cui rifarsi. Ma soprattutto, parallelamente alla categoria femminile, è stato disposto un vero e proprio “bonus” che incentivi le imprese ad assumere gli under 35. Quest’incentivo deriva dal totale esonero contributivo riconosciuto nella misura del 100% per un periodo che arriva fino a 36 mesi (48 per i giovani assunti al sud) nel biennio 21-22 per i soggetti che al momento dell’assunzione non abbiano ancora compiuto il trentaseiesimo anno d’età, nonché il passaggio dei relativi contratti di lavoro da tempo determinato a indeterminato.
Quest’esonero contributivo spetta ai datori di lavoro che non hanno proceduto nei sei mesi precedenti, né procedano nei nove mesi successivi, a licenziamenti individuali per giustificato motivo oggetto ovvero a licenziamenti collettivi nei confronti di lavoratori inquadrati con la medesima qualifica nella stessa unità produttiva.
Tutto ciò non sarà però applicato nel caso di apprendistato e nel caso di neoassunti che abbiano già avuto un precedente contratto a tempo indeterminato.
Ma sarà effettivamente questa l’iniziativa che permetterà di poter dare uno spiraglio?
Adoperando un’analisi mista fra antropologia e storia ciò che ha sempre favorito le generazioni precedenti era il BOOM economico che ha abbracciato almeno 40 anni di evoluzione e che ha segnato in maniera positiva le generazioni di quel momento. Ora la situazione è differente. Sono diverse le menti, i pensieri, i desideri. Mentre si cerca di incentivare il panorama economico attraverso un consumo costante non si tiene conto che ormai le nuove generazioni sono sempre meno legate al possesso (basti pensare alla sharing economy sempre più parte integrante della nostra vita) e più legate al mondo digitale, alla sostenibilità e tante altre tematiche che hanno portato a condurre la vita in maniera diametralmente opposta rispetto ad un giovane degli anni ’70-80.
Questa piccola digressione ci permette sostanzialmente di dire che forse le manovre politiche potranno attutire in parte le problematiche del momento ma non porteranno, probabilmente, ad un cambiamento significativo nella tutela al patrimonio futuro del nostro paese perché ciò di cui abbiamo bisogno è un cambiamento profondo prima di tutto in noi stessi, che ci dia un’impronta differente nel modo di condurre quotidianamente le nostre vite.
by Jacopo Roccella Area Imprese Network
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