di Liberato Ferrara*
E’ l’Europa del vorrei ma non posso. Ufficialmente, non potrebbe essere altrimenti, tutti al fianco del popolo ucraino, aggredito dalla Russia di Putin. Ufficialmente tutti pronti a sanzionare l’invasore. Alla resa dei conti però tutte le nazioni continuano a pensare in modo individuale. In primis l’Italia. Che è favorevole a chiudere l’importazione del petrolio, ma non quello del gas. Che non accetta imposizioni da Putin, salvo poi autorizzare il pagamento in rubri dello stesso gas russo. La storia della apertura di un doppio conto corrente, uno in euro e l’altro in rubri è chiaramente una presa in giro. Ma il discorso vale un po’ per tutti.
Il gas per altro è la plastica dimostrazione di quanto questa guerra sia insensata. Putin sbraita contro l’Occidente, l’Occidente collettivo, come l’ha chiamato. Però lo stesso Putin si guarda bene dal chiudere i rubinetti del gas. Sa bene che senza la vendita del gas la Russia andrebbe in crisi. Il bello è che l’Ucraina, sul cui territorio passa l’oleodotto, e che guadagna per tutto ciò, non fa nulla. A Zelensky basterebbe poco per bloccare il flusso. Ma anche a lui stanno a cuori i soldi che arrivano, in questo caso dalla Russia, per il disturbo.
Si è detto ad inizio di questa guerra che il risultato finale sarebbe stata un’Europa più forte. Sarà, lo vedremo alla fine. Sta di fatto che al momento la sensazione è completamente diversa. L’unico risultato di questa guerra è aver dato un senso alla Nato, oggi più forte che mai, laddove sembrava destinata allo smembramento. La Nato nasce per difendere le nazioni partecipanti dalla minaccia di un nemico. Il nemico sembrava sparito, non aveva più motivo di esistere. Grazie a Putin il nemico è tornato, la Nato ha di nuovo un senso.
E’ una sorta di teatro dell’assurdo. Come assurda è la gestione energetica in Italia. Ufficialmente siamo contrari al nucleare perché pericoloso. Al di là del fatto che non è più pericoloso di altre fonti energetiche, siamo circondati da centrali a poche centinaia di metri dai nostri confini. Il rischio ce lo accolliamo lo stesso, ma non i benefici. Così come sono incomprensibili i veti all’eolico, ai gasdotti, eccetera. Magari questa guerra aprirà gli occhi a qualcuno, anche se appare difficile.
Quella che al momento sta uscendo male da questa guerra è l’Unione Europea. Unita a parole, disunita come mai in passato nei fatti.
*giornalista professionista