Con la relazione dello scorso 7 aprile (Com n. 137), la Commissione europea ha effettuato una valutazione, prendendo in esame il periodo 2016-2019, delle procedure nazionali di registrazione dei soggetti passivi, dei sistemi di determinazione e riscossione dell’Iva, nonché delle modalità e dei risultati ottenuti dai sistemi nazionali di audit.
Il report traccia una possibile linea d’azione sull’intero ciclo di vita dell’Iva, con il fine di perseguire prestazioni simili in tutta l’Unione, proponendo possibili revisioni per migliorare l’efficacia delle varie fasi.
Stesse finalità e sfide, ma metodi differenti
Le amministrazioni fiscali dei singoli Stati comunitari, in un settore armonizzato come quello dell’Iva, svolgono le loro funzioni in maniera pressoché similare (vedi figura), ma possono divergere in termini di organizzazione, operazioni, politica fiscale e priorità.
Infatti, anche se i principi del tributo sono armonizzati, le norme possono essere emanate e attuate in modo diverso nei vari Paesi, per cui gli oneri di conformità a carico delle imprese variano considerevolmente e il livello raggiunto di efficienza ed efficacia delle amministrazioni fiscali influenza tali costi.
Registrazione: necessaria una migliore analisi dei rischi
Le informazioni nella banca dati nazionale delle registrazioni, compreso l’archivio Vies (Vat information exchange system) e quello del Moss (Mini one stop shop), dovrebbero essere complete, accurate e aggiornate, in quanto un’attenta valutazione dei richiedenti una partita Iva costituisce una fase cruciale nell’identificazione di potenziali casi di frode.
Tale procedura dovrebbe includere un elemento di analisi del rischio basato sulle informazioni presentate dal richiedente nella registrazione, da sottoporre a controlli incrociati con dati ottenuti da terzi e, se necessario, filtrati dopo un processo di interlocuzione con il contribuente.
Risulta, pertanto, essenziale attivare una maggiore integrazione delle banche dati pertinenti e un reale scambio di informazioni tra gli attori nazionali coinvolti.
Dichiarazione
La presentazione delle dichiarazioni rimane uno dei mezzi principali per quantificare il debito Iva di un contribuente, in quanto questi informa la propria amministrazione fiscale dell’imposta applicata a titolo di rivalsa e di quella detraibile, pervenendo a determinare quella dovuta o rimborsabile.
Per molti contribuenti tale fase costituisce, insieme al successivo versamento, il contatto più significativo con la propria Autorità.
La dichiarazione elettronica, a oggi applicata in quasi tutti gli Stati membri, offre un vantaggio considerevole in capo ai governi, migliorando l’efficienza e riducendo i costi amministrativi, anche se gli Stati membri dovrebbero valutare l’efficacia del sistema delle sanzioni per i ritardi nella dichiarazione, tenendo sempre in debita considerazione i principi di semplicità e proporzionalità.
Periodicità variabile da limitare
Gli Stati membri sono liberi di fissare i loro calendari di dichiarazione dell’Iva e, di solito, richiedono un modello mensile. Non sono rare le dichiarazioni trimestrali, mentre quella annuale è un requisito aggiuntivo in alcuni Paesi (ad esempio in Italia). Altri, come la Germania, possono richiedere un modello annuale se l’attività è molto limitata.
Pagamento
L’Iva rappresenta un’imposta indiretta e, pertanto, è versata alle amministrazioni dal venditore, il “soggetto passivo”, anche se è effettivamente pagata e sostenuta dall’acquirente come parte del prezzo.
Tale fase costituisce un’altra importante interazione tra i contribuenti e l’autorità fiscale.
Il presidio di detto obbligo è centrale per il corretto svolgimento della vita sociale di un Paese e il mancato rispetto dei termini di pagamento comporta, di solito, l’irrogazione di sanzioni oltre alla richiesta di interessi tramite specifiche azioni di follow-up da parte dell’amministrazione fiscale, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di raggiungere il più alto tasso di puntualità dei pagamenti volontari e la più bassa incidenza di arretrati fiscali.
Anche in detta fase è prioritario adottare forme di versamento telematiche e limitare il più possibile pagamenti in contanti.
Rimborsi
Il funzionamento strutturale dell’Iva determina, in media a livello comunitario, che circa un terzo dell’imposta pagata venga chiesta a rimborso.
Una solida procedura di amministrazione del tributo dovrebbe rafforzare la conformità fiscale permettendo di evadere tempestivamente le legittime richieste di rimborso e, contestualmente, individuare preventivamente le indebite richieste fraudolente.
Ciò esige un’azione complessa fondata, possibilmente, sulle seguenti buone pratiche:
- esistenza di team di rimborso Iva dedicati
- una procedura specifica per le richieste di rimborso a basso rischio (ad esempio, adottando uno specifico software automatizzato)
- misure atte a trattare le richieste presentate dagli esportatori
- pagamento elettronico, attraverso accrediti diretti sul conto bancario del contribuente
- monitoraggio regolare del tempo impiegato per pagare o compensare i rimborsi Iva.
Conclusioni
La relazione in esame identifica alcune delle probabili cause del Vat gap, quali ad esempio processi e procedure Iva incoerenti e non ottimali, e propone esplicitamente delle Raccomandazioni (riepilogate nell’allegato 1), rilevando anche le esperienze e le buone pratiche delle amministrazioni nazionali.
Contestualmente, un’amministrazione del tributo imperfetta pregiudica i diritti dei soggetti passivi onesti incentivando, di conseguenza, le frodi.
È necessario rilevare, comunque, che le diverse definizioni, la mancanza di dati completi e affidabili e l’incomparabilità di funzioni simili in ambienti diversi (dimensioni, organizzazione politica, strutture sociali, eccetera) rendono impossibile un’analisi comparativa completa delle prestazioni.
Il report evidenzia come la soluzione di sistema, per approdare a un’amministrazione dell’Iva efficiente ed efficace, sia l’eliminazione della struttura suddivisa in comparti delle procedure e il rafforzamento della cooperazione tra le autorità fiscali.
Aspetto, che risulta centrale soprattutto nell’attuale contesto di continui cambiamenti che la digital economy, tramite le nuove tecnologie, sta apportando al modo di fare business, e di ripresa economica e finanziaria conseguente alla pandemia Covid-19.
Le misure proposte nel report dovrebbero, altresì, essere accompagnate da ulteriori riforme di politica fiscale (al di fuori dell’ambito della relazione) al fine di ottenere miglioramenti più significativi.
fonte fiscooggi.it