Il desiderio di avere la botte piena e la moglie ubriaca è tipico del popolo italiano. Vorremmo tutto, senza però sacrificare nulla. Non sempre è possibile, ovviamente. Il problema italiano è quello di avere una classe politica che pur di non perdere il consenso (basato più sull’interesse personale che sulla condivisione ideologica di una qualsiasi dottrina, sia essa politica che economica) si cerca di galleggiare per non scontentare nessuno. Alla fine nessuno di assume la responsabilità, che dovrebbe essere tipica della classe dirigente, di pendere decisioni che possano in un modo o nell’altro indirizzare il futuro. Si sposta in avanti il problema, ma non lo si risolve.
E’ il caso eclatante della politica energetica. In Italia, spiace dirlo, ma la cosa è evidente, manca del tutto una programmazione. Si è detto no al nucleare, si dice no alle centrali al carbone. Si è contrari all’energia che arriiva dai rigassificatori, e per motivi paesagistici c’è chi è contro anche all’energia eolica. Il problema, diciamo il dramma, italiano è che a furia di dire no a tutto, non c’è alcuna strategia. Fino ad oggi si è andati avanti importando risorse prime da Paesi esteri. Russia su tutti. Per altro anche in Italia esistono importanti giacimenti di gas, ma c’è chi è contrario anche al loro sfruttamento. Al di là della poca economicità della soluzione scelta, è chiaro che quando ci sono problemi con la nazione fornitrice il tutto diventa drammatico.
Il problema, ma è sempre giusto parlare di dramma, italiano è che al momento nessuno sembra essere interessato alla soluzione più o meno definitiva. Qual è stata la risposta? Andiamo a cercare gas altrove. A prezzi ovviamente superiori, il che è già grave. Ma per altro stati come l’Algeria non sono di certo tranquilli. Il rischio tra 6 mesi di trovarsi di nuovo a secco è concreto.
Purtroppo, e torniamo al “lead” di questo articolo, avere la botte piena e la moglie ubriaca resta un’utopia. A qualcosa bisogan rinunciare. Facendo una pria considerazione: a cosa siamo disposti a rinunciare per aiutare il popolo ucraino? Nel 1939 la domanda era più drammatica: “chi è disposto a morire per Danzica”? Oggi non si tratta di rischiare la vita. Ma la domanda è la stessa: a cosa siamo disposti a rinunciare per Kiev? Se il tutto fosse ridotto a soffrire un po’ di caldo in più in estate o di freddo in inverno probabilmente non sarebbe difficile dare una risposta. Ma se si può ovviare al freddo in casa mettendo un maglione in più, e se tutto sommato il caldo estivo è fastidioso ma non insopportabile, siamo disposti a veder fermare le nostre industrie per amore della libertà di un popolo che non siamo noi?
A questa domanda la risposta è più complicata, probabilmente alla fine la maggioranza risponderebbe di no. L’alternativa è avere qualche centrale nucleare in ciascuna regione, piuttosto che rigassificatori sparsi per la nazione. Ed avere anche qualche antiestetica pala che deturba il paesaggio per acquisizione di energia eolica. C’è da rinunciare in ogni caso a qualcosa. Il compito della politica sarebbe quello di prendere una decisione. E’ la cosa che in Italia non si fa da tempo. Purtroppo poi i nodi vengono al pettine. Ed il rischio di avere la botte vuota e la moglie “savia” è a questo punto più di una eventualità, ma quasi la certezza.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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