La Bce è pronta ad adottare la linea dura contro l’inflazione, anche se in modo più cauto della Fed. All’indomani del discorso pronunciato da Jerome Powell a Jackson Hole, i membri del comitato direttivo della Banca centrale europea, intervenendo all’annuale simposio dei banchieri centrali organizzato dalla Fed di Kansas City in Wyoming, hanno sottolineato la necessità di un’azione politica decisa, anche a costo di ripercussioni per l’economia.
Dopo aver riportato i tassi a zero a luglio, alzando di mezzo punto il costo del denaro dopo un decennio di tassi negativi, l’Eurotower è pronto a una nuova stretta. Fino a pochi giorni fa i mercati scommettevano su una mossa di 50 punti base nella prossima riunione dell’8 settembre, ma una serie di policymaker, parlando in via ufficiale e non, sostengono che si dovrebbe prendere in considerazione anche un aumento di 75 punti base.
Le banche centrali, ha spiegato Isabel Schnabel, economista tedesca ed esponente del board, “devono agire con determinazione per combattere l’inflazione, anche a rischio di una crescita più debole e di un aumento della disoccupazione”.
“Le banche centrali – ha proseguito – possono percorrere due strade di massima per affrontare l’attuale alta inflazione: una è quella della cautela, in linea con l’idea che la politica monetaria sia la medicina sbagliata per affrontare gli shock dell’offerta. L’altra strada è quella della determinazione. In questo caso, la politica monetaria risponde con più forza all’attuale ondata di inflazione, anche a rischio di una minore crescita e di un aumento della disoccupazione. Questo è l’approccio di ‘controllo robusto’ alla politica monetaria che minimizza i rischi di risultati economici molto negativi in futuro. Tre osservazioni di massima – ha osservato Schnabel – depongono a favore della scelta di quest’ultima strada da parte delle banche centrali: l’incertezza sulla persistenza dell’inflazione, le minacce alla credibilità della banca centrale e i costi potenziali di un intervento troppo tardivo”.
Per l’economista, “sia la probabilità che il costo di un’inflazione attualmente elevata che si radichi nelle aspettative sono scomodamente elevati. Il rischio che le aspettative di inflazione a lungo termine si spostino al di sopra dell’obiettivo della banca, o che si ‘sgancino’ – ha rilevato – è in aumento e i sondaggi suggeriscono che l’inflazione sta intaccando la fiducia del pubblico nelle banche centrali”.
“Se una banca centrale sottovaluta la persistenza dell’inflazione, come la maggior parte di noi ha fatto negli ultimi un anno e mezzo , e di conseguenza è lenta nell’adattare le proprie politiche, i costi possono essere sostanziali”, ha concluso l’esponente Bce.
Sulla stessa linea, il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau. Considerato un centrista all’interno del Consiglio direttivo, Villeroy ha affermato che i tassi dovrebbero continuare a salire fino a quando la Bce non raggiungerà il livello ‘neutrale’, che si colloca tra l’1% e il 2%.
Al tasso neutrale, la banca centrale non stimola e non frena la crescita. “Potremmo arrivarci prima della fine dell’anno, dopo un altro passo significativo a settembre”, ha spiegato il banchiere centrale.
“Non dubitate che noi della Bce, se necessario, alzeremo i tassi oltre la normalizzazione: riportare l’inflazione al 2% è una nostra responsabilità, la nostra volontà e la nostra capacità di adempiere al nostro mandato sono incondizionate”, ha aggiunto.
Anche l’esponente lettone, il falco Martin Kazaks, ha rimarcato la necessità di optare per un forte rialzo dei tassi il mese prossimo. “Anticipare i rialzi dei tassi è una scelta politica ragionevole – ha osservato Kazaks – Dovremmo essere aperti a discutere sia di 50 che di 75 punti base come possibili mosse. Dal punto di vista attuale, dovrebbe essere almeno di 50”.
Con i tassi a zero, la Bce sta ancora sostenendo l’economia e Kazaks ha detto che la banca dovrebbe raggiungere il livello ‘neutrale’, nel primo trimestre del prossimo anno. “Se vedremo che dobbiamo andare oltre il livello neutrale, non ho dubbi che lo faremo – ha spiegato – Se non vedremo una diminuzione significativa dell’inflazione di fondo, potremmo dover andare oltre la soglia neutrale”.
fonte agi.it