Nei primi tre anni, il Reddito e la Pensione di Cittadinanza sono stati erogati a 2 milioni di nuclei familiari, per un totale di 4,65 milioni di persone, e per una spesa di quasi 20 miliardi di euro (per l’esattezza 19,83 miliardi). In un lungo report dell’Inps basato suii dati da aprile 2019 a dicembre 2021, ossia un arco temporale di 33 mesi, si evince inoltre che l’importo medio è di 546 euro, molto differenziato tra Rdc (577 euro) e Pdc (281 euro).
L’Inps sottolinea che tra le persone che hanno beneficiato della prestazione nei 33 mesi presi in esame ci sono neonati e centenari, componenti di famiglie numerose e persone che vivono da sole, chi ne ha beneficiato per un solo mese e chi per oltre due anni; studenti, lavoratori, titolari di pensione, inattivi, persone nel frattempo decedute.
Un insieme vasto, articolato, eterogeneo, accomunato dall’assenza o carenza di reddito familiare.
Dai dati, emege inoltre che il 70% di chi ha ricevuto per la prima volta il beneficio tra aprile e giugno del 2019 è ancora risultato beneficiario nell’ultimo semestre oggetto di studio da parte dell’Inps.
Il Report sottolinea poi che “oltre il 40% dei nuclei beneficiari di Rdc/Pdc riceve anche l’integrazione economica per il canone di locazione. Che la misura abbia previsto una integrazione per il canone di locazione è un fatto importante, perché l’indisponibilità della casa di abitazione espone a un maggiore rischio di povertà”.
A dicembre 2021, il 44,7% dei nuclei sono monocomponenti e che il 67,3% sono senza minori. I nuclei con disabili sono il 17% mentre sei i nuclei su dieci hanno percepito più di 18 mensilità. Identificando per i nuclei beneficiari il mese di esordio nella misura e analizzando gli importi medi in quel mese e a dicembre 2021 (importo iniziale vs importo attuale), si evince che tra i nuclei beneficiari a dicembre 2021 quelli da più tempo presenti nella misura hanno caratteristiche più sfavorevoli rispetto ai nuclei di recente ingresso.
Altro elemento evidenziato dal Report è che su 100 soggetti beneficiari del Rdc, quelli “teoricamente occupabili” sono poco meno di 60. Di questi: 15 non sono mai stati occupati, 25 lo sono stati in passato, e meno di 20 sono ready to work (hanno posizione contributiva recente, in molti casi NASpI e part-time). L’evidenza è di un debole attaccamento al mercato del lavoro da parte dei percettori di Reddito di cittadinanza, “mostrando come la misura riguardi effettivamente chi è a rischio di esclusione sociale”.
Quanto alla dibattuta “questione meridionale” sul Reddito: l’Inps evidenzia che due percettori su tre risiedono al Sud o nelle Isole (67% in termini di persone, 62% di nuclei, a dicembre 2021). Questo perché, così come si evince dal XX Rapporto annuale dell’Inps, lo squilibrio è anche spiegato da indicatori di disagio economico locale (es. alto tasso di disoccupazione, basso livello di istruzione, mancanza di servizi adeguati). “È dunque il contesto a spiegare una parte dei divari dell’incidenza. Da questo punto di vista, la misura appare essere un sostegno non solo per i nuclei familiari, ma anche per alcuni precisi contesti locali con indicatori di disagio economico particolarmente accentuati”.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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