Il sostanziale fallimento politico del vertice Cop 26 di Glasgow di qualche settimana fa potrebbe essere mitigato, a stretto giro dalle forze del mercato che sembrano indirizzate in moda da muovere l’economia globale su un sentiero più stabilmente orientato ad una decisa decarbonizzazione del pianeta.
Il primo segnale arriva dall banche, sia quella Centrale Europea, che la Bank of England. Tutti e due i maggiori istituti di credito continentali stanno spingendo le politiche credizie verso una maggiore sensibilità nei confronti del rispetto delle tematiche ESG. L’acronimo ESG sta per Environmental, Social, Governance. Si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare tutte quelle attività legate all’investimento responsabile che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governance, per l’appunto.
Il secondo segnale incoraggiante è l’aumentata spinta degli investitori verso l’engagement nei confronti delle imprese quotate e la risposta di queste ultime attraverso la creazione di comitati per la sostenibilità- autonomi o come costola del Comitato per il controllo dei rischi- interno ai Consigli di Amministrazione.
Il terzo fattore è l’adozione di politiche ESG da parte degki asset manager in risposta alle crescenti richieste della propria base di investitori.
Basterà tutto ciò? Difficile dirlo, anche perché al di là delle buone intenzioni, i risultati pratici al momento non sono chiaramente indirizzati in questa direzione. Non basta una buona predisposizione verso certi temi a decretarne il successo.
Insomma, il mercato da solo non può vincere una battaglia epocale come questa. Però è un bel segnale. Semmai non nell’immediato, ma in un futuro più o meno remoto, le imprese ESG, avranno sempre più il favore del mercato, e potranno se non a risolvere il problema da sole, certamente contrinuire a farlo. Ma serve anche che la politica faccia la sua parte.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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