In settimana i tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze, del ministero dello Sviluppo economico e del ministero della Transizione ecologica hanno riunito i loro tecnici, sul tavolo la questione energetica.
Tra i temi caldi l’ipotesi di trasformare gli extra gettiti delle società energetiche in sgravi per le imprese in difficoltà e costrette a bloccare la produzione per il rincaro bollette.
La Banca d’Italia, infatti, rileva che i rincari sull’energia hanno fatto alzare i prezzi dei prodotti delle imprese italiane. Per il 2022 si prevede che i rincari dell’energia possano costare alle aziende italiane da 30 a 35 miliardi di euro.
«Non credo che potremo tirare fuori soldi cash ogni trimestre per le bollette, come abbiamo fatto finora- sostiene Cingolani- Per il nostro paese, come per gli altri in Europa, è arrivato il momento di una strategia strutturale».
Seguendo questa prospettiva il piano del governo prevede l’investimento di tre miliardi di euro nella cartolarizzazione degli oneri di sistema sulle bollette, 1,5 miliardi per aste Ets, 1,5 miliardi nella riduzione degli incentivi sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi per il taglio agli incentivi sull’idroelettrico, 1,5 per la negoziazione a lungo termine delle rinnovabili.
Il ministro ha anche sottolineato che una parte delle misure in cantiere sono necessariamente legate all’Unione Europea. «Guardiamo alle ipotesi di revisione delle regole dei mercati europei – ha detto Cingolani- con il graduale spostamenti delle rinnovabili su mercati di contrattazione a lungo termine, non legati ai mercati del gas. Ma queste sono cose che non possiamo fare da soli».
Sul caro-bollette è intervenuto anche il Copasir, il massimo organo per la sicurezza della Repubblica, per il quale la questione rischia di diventare una minaccia per la sicurezza nazionale. L’Italia soffre infatti di una forte dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento energetico che la rende fragile in un contesto in cui l’impennata dei prezzi dell’elettricità e del gas naturale espone l’Europa al rischio di blackout. Ecco perché è necessario un Piano nazionale di sicurezza energetica volto al perseguimento di una adeguata autonomia tecnologica e produttiva, investendo innanzitutto sulle rinnovabili.
by dott.ssa Angela Polverino Area Imprese Network
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