Si dice che la necessità aguzza la mente. Non c’è nulla di più vero di questo detto dell’antica saggezza popolare. La storia dell’umanità ha sempre avuto enormi passi in avanti proprio nei momenti di grandi difficoltà. In tutti i campi. La guerra in Ucraina ha messo a nudo i problemi italiani in materia energetica. Ma anche nel campo dell’alimentazione i problemi legati alle importazioni della Russia possono diventare rilevanti. Alimentazione ed agricoltura che vanno ovviamente di pari passo. Ma proprio nel campo agricolo è di queste ore una notizia che potrebbe rappresentare un grande passo in avanti. Sia ben chiaro: non è che la novità sia stata pensata e “partorita” in poco più di un mese. Ma la guerra ha accelerato certi processi.
Vediamo la notizia: c’è il via libera a un nuovo fertilizzante per abbattere la dipendenza dai concimi provenienti dalla Russia e rendere le aziende agricole in grado di produrre beni alimentari, energia e concimi naturali. L’agricoltura italiana, come spiega all’AGI l’assessore lombardo Fabio Rolfi, dipende per “circa il 70% dai fertilizzanti azotati che arrivano dal mercato russo” e quindi è necessario fare qualcosa.
Il problema dei fertilizzanti prodotti da Mosca è doppio: sia in termini di rincari che superano il 100%, sia di reperibilità dei prodotti. Per questo, sottolinea Rolfi, “proponiamo da anni, e finalmente il governo ha accolto la richiesta nel decreto energia, che il digestato possa essere usato come fertilizzante. E’ solo un problema di attuazione normativa”. Il digestato, un termine che conoscono solo gli addetti ai lavori, è in sostanza il residuo del processo di digestione animale che rimane dopo la produzione di biogas. Dunque, potrebbe finalmente essere arrivata la svolta: “Manca – aggiunge l’assessore – il decreto attuativo per rendere possibile la sostituzione dei fertilizzanti azotati con il digestato. La speranza è che non rimanga nel cassetto troppo a lungo. Confido che i due ministeri della Transizione ecologica e delle Politiche agricole siano a lavoro già adesso”.
Perché ci si è mossi solo ora? “La Lombardia – sostiene Rolfi – chiede da anni una misura di questo tipo. Il nostro appello non è stato mai accolto, forse perché è prevalso un approccio ideologico-ambientalista, secondo cui tutto ciò che ha a che fare con l’agricoltura intensiva deve essere trattato come un rifiuto. Secondo me, invece, l’uso del digestato naturale è un esempio di economia circolare. Deve essere valorizzato. C’è voluta la guerra, purtroppo, perché la burocrazia lo capisse e rendesse più flessibile la filiera dei reflui organici”. Tutto questo “non significa anarchia, ma la delibera nitrati risale al 1997, allora non c’erano bio gas o biometano, oggi abbiamo 450 impianti in Lombardia. La tecnologia è andata avanti, queste imprese che hanno investito devono avere diritto a più flessibilità”.
Riconoscere il digestato come fertilizzante colmerebbe una parte della dipendenza dai fertilizzanti russi, ma non tutto il fabbisogno. Sarebbe comunque un bel passo avanti. “Non tutte le aziende – conclude l’assessore – sono dotate di impianti di biodigestione. Ma certamente si colmerebbe il bisogno delle aziende più strutturate. Riconoscendolo come fertilizzante, il digestato diventerebbe un prodotto vendibile: potremmo far diventare le aziende anche agro-raffinerie, che producono beni alimentari, energia (biometano e biogas) e fertilizzanti. Bisogna avere un approccio che si basa sulla scienza e non sull’ideologia”.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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