Una guerra interessa non solo chi vive il suo dramma, invasore o vittima che sia. In un mercato sempre più globalizzato tutto il mondo, al di là di tutto, viene ad esserme interessato. Nel caso del conflitto russo-ucraino, non parliamo solo del rischio di una III Guerra mondiale (rischio effettivo, ma poco probabile). Le conseguenze sull’economia sono palpabili un po’ ovunque. Nel caso di specie parliamo innanzitutto del mercato del GAS, che vede la Russia grande esportatrice. E molte nazioni europee, in primis Italia e Germania, che dipendono quasi totalmente da queste riforniture. Sul gas si sta giocano una battaglia forse decisiva.
La partita a scacchi dell’energia tra Russia e Occidente vede confrontarsi due presidenti che assumendo scommesse molto audaci: Vladimir Putin vuole che l’Europa paghi il gas russo in rubli, mentre Joe Biden spera di alimentare il mercato petrolifero con le riserve strategiche nazionali così da fermare l’aumento dei prezzi del greggio e della benzina. Sarà interessante vedere fino a che punto si spingeranno.
Nel caso di Putin, la sua minaccia “paga in rubli o no gas” arriva dopo la fine del picco invernale della domanda di riscaldamento, sollevando interrogativi su quanto gli acquirenti europei possano essere disperati per soddisfare la richiesta. Con l’avanzata della primavera e l’estate che si avvicina, le minacce di Mosca potrebbero non fare più molta paura. Almeno per ora. Il gas è una grande fonte di cambio di valuta estera per il Cremlino.
Nei primi nove mesi del 2021, gli ultimi dati disponibili dal colosso del gas russo Gazprom mostrano che i ricavi delle vendite in Europa, Turchia e Cina sono stati di 2,5 trilioni di rubli (31 miliardi di dollari) dall’esportazione di 176 miliardi di metri cubi di gas tra gennaio e settembre.
Se l’Unione europea si rifiutasse di ‘giocare’ con Putin – e ci sono già abbastanza proteste per dimostrare che non lo faranno – la situazione di stallo potrebbe trascinarsi fino al ritorno dei primi freddi in autunno, quando l’Europa sarà in qualche modo costretta a prendere in considerazione un accordo o un compromesso con il Cremlino. Potrebbe essere a novembre. E se Putin puntasse i piedi, potrebbe significare che per i prossimi sette mesi l’Europa non acquisterebbe gas da Mosca.
In questo periodo, la Russia potrebbe essere costretta a pompare il suo gas in siti di stoccaggio domestici che possono contenere circa 72 miliardi di metri cubi. I siti di stoccaggio di proprietà di Gazprom in Europa ne potrebbero contenere altri 9 miliardi. Il gigante russo del gas prevede che la domanda interna aumenterà a 260 miliardi di metri cubi di gas entro il 2026 dai 238 miliardi di metri cubi nel 2020 e ha in programma di espandere lo stoccaggio.
Secondo gli analisti, se il gas europeo venisse reindirizzato a breve termine allo stoccaggio esistente, sarebbe pieno in tre o quattro mesi e una parte della produzione di gas potrebbe quindi essere interrotta, danneggiando la crescita a lungo termine. “Per la Russia, la decisione di limitare l’offerta sarebbe come spararsi sui piedi”, hanno osservato senza mezzi termini gli analisti di Seb Research. Inoltre, l’Ue ha norme che coprono le misure per prevenire e rispondere all’interruzione delle forniture di gas, riferisce Reuters.
Il regolamento individua tre livelli di crisi: ‘allerta precoce’, ‘allerta’ ed ‘emergenza’. I Paesi dell’Ue devono disporre di piani in atto su come gestire l’impatto di un’interruzione dell’approvvigionamento ai tre livelli di crisi. In caso di emergenza, i governi europei possono intervenire solo se le misure di mercato non sono sufficienti per garantire forniture alle famiglie e ai clienti che forniscono i servizi essenziali.
In ogni caso è un terreno minato. In cui nessuno può tirare troppo la corda. Molte nazione dipendono dal gas russo, ma è altrettanto vero che la Russia “vive” soprattutto grazie alle esportazioni di gas, petrolio e carbone. E in caso di stop alle forniture, ci sarebbe un grande rischio per gli impianti, che non avrebbero dove “scaricare”. C’è un altro grande rischio, a nostro avviso, questo in ottica futura. Se in un futuro più o meno prossimo in un modo o nell’altro tutti gli Stati riuscissero ad affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia, cosa sarebbe della stessa Russia privata di una fetta forndamentale del suo Pil?
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
Comments are closed.