I buoni pasto “non sono più buoni” perché rappresentano “una tassa occulta di oltre il 20% per le imprese della ristorazione e della distribuzione commerciale” che, “se non ci sarà una riforma radicale del sistema di erogazione dei buoni pasto, potrebbero smettere di accettare i ticket”.
A lanciare l’ultimo grido di allarme prima di avviare azioni più drastiche sono le principali associazioni dei settori interessati – Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe Confcommercio – desiderose di accendere un riflettore sulla degenerazione del sistema dei buoni pasto, alla vigilia della pubblicazione della gara Bp10, indetta dalla centrale unica di acquisto, Consip spiegando che si tratta di “un danno enorme per circa 3 milioni di lavoratori pubblici e privati che utilizzano quotidianamente questo strumento per assicurarsi il pasto”.
Due le priorità, secondo le imprese: la riduzione immediata dei ribassi sul prezzo richiesti in fase di gara alle società emettitrici dei buoni pasto, e la riforma complessiva del sistema, seguendo l’impianto in vigore in altre Paesi, per assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati. “Una battaglia – spiegano le associazioni – volta a garantire la sostenibilità di un servizio essenziale per oltre 3 milioni di lavoratori, che si rende necessaria nel momento in cui lo Stato pretende di finanziare la propria spending review, scaricando i costi sull’ultimo anello della catena.
A oggi si rischia che il costo sostenuto dal mondo della ristorazione con il sistema dei buoni pasto sia addirittura superiore in termini di valore, all’ultima tornata di ristori destinati al settore, circa 40 milioni di euro. Una distorsione cui le imprese chiedono di porre rimedio immediatamente, cominciando dalla prossima gara Consip”.
Secondo quanto riferiscono le associazioni, la stazione appaltante per il servizio di buoni pasto all’interno della pubblica amministrazione, Consip, effettua le gare solo nominalmente con il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa mentre, di fatto si traduce, nell’aggiudicazione a chi offre il prezzo più basso. Nel corso delle ultime due gare, 2018 e 2020, gli esercenti si sono trovati a pagare commissioni medie del 19,8% (BP8) e del 17,80% (BP9).
Questo meccanismo finisce per scaricare il risparmio della pubblica amministrazione sui pubblici esercizi e sulla distribuzione commerciale. Per ciascun buono da 8 euro il bar, il negozio alimentare o il supermercato ne incassa poco più di 6. Una volta scalati anche gli oneri di gestione (conteggio, spedizione, pos, ecc.) e quelli finanziari si registra un deprezzamento del 30%: ogni 10mila euro di buoni incassati, gli esercizi convenzionati perdono circa 3mila euro”.
fonte agi.it