Il contributo statale all’editoria nasce dall’esigenza di dare voce alle piccole e alle grandi aziende che si muovono nel mondo dell’informazione. La democrazia vive nella libertà di manifestare il proprio pensiero, e i mezzi di cominicazione sono un veicolo straordinario. Non solo per manifstare il “proprio” pensiero, ma anche per dare una giusta vetrina a quello altrui.
Il concetto che è alla base del contributo è assolutamente condivisibile. Sta di fatto che non si può non tenere conto che rispetto a qualche anno fa il mondo da questo punto di vista è stato stravolto.
Un tempo l’editoria era solo cartacea. C’erano i giornali. C’era la televisione pubblica. La prima rivoluzione a partire dagli anni 80 si è avuta con l’ingresso delle TV private.
Il contributo per l’editoria in passato si sostanziava in un contributo, più o meno congruo, all’acquisto della carta. Poi si è passati a finanziare le cooperative di giornalisti.
Adesso siamo da qualche anno difronte ad una rivoluzione ancora più incisiva. La rete ed i social hanno stravolto il mondo dell’informazione. Non se ne può non tenere conto.
La nuova legge per il finaziamento dell’editoria va in questa direzione, anche se sarebbe stato importante una svolta più decisa.
E’ inutile continuare a finanziare giornali cartacei, che hanno costi spaventosi, e che ormai non incorrono più nei favori dei lettori. Meglio aiutare chi investe nell’innovazione, nella digitalizzazione.
Oggi anche la televisione appare superata. I ragazzi “millennium” già non la guardano più. Il presente, ed a maggior ragione il futuro, passa dalla rete. Fermo restando che è giusto dare contributi all’editoria, un punto fermo della democrazia. Ma inutile aiutare chi usa sistemi ormai superati. Bisogna andare incontro alle esigenze di chi innova e guarda avanti.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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