Intervento statale prorogato fino al 30 giugno 2021 in sede di approvazione della legge di bilancio.
Con il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, l’Unione europea e lo Stato Italiano affiancano le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché non dispongono di sufficienti garanzie. La garanzia pubblica, in pratica, sostituisce le costose garanzie normalmente richieste per ottenere un finanziamento.
Questa la linea principale su cui si basa il Fondo che ha, però, vissuto un significativo mutamento (come tanto altro) con l’arrivo della pandemia. Di concerto con l’UE è stato, infatti, determinato un potenziamento del Fondo stesso che andrà ad essere coadiuvato da importanti somme di denaro negli anni a venire: 500 milioni per il 2022, 1 miliardo per l’annualità 2023, 1,5 miliardi di euro per il 2024, 1 miliardo di euro per il 2025 e 500 milioni per l’annualità 2026. Questo perchè, in considerazione della crisi economica determinata dalla pandemia, la disciplina ordinaria del Fondo è stata potenziata e affiancata da una disciplina speciale temporanea e derogatoria inizialmente destinata ad operare fino al 31 dicembre 2020, termine ora prorogato sino al 30 giugno 2021 dall’articolo 1, comma 244 della Legge di Bilancio 2021 ai sensi di quanto consentito dalla disciplina europea sugli aiuti di Stato nel contesto dell’attuale pandemia da COVID-19 (cd. Temporary Framework).
A primo impatto tutto ciò sembra poter essere effettivamente una proverbiale “abboccata d’aria” per le PMI italiane che mai come ora versano in uno stato di forte incertezza e, forse, ci sentiamo di dire, anche di paura.
Le misure economiche a favore delle imprese sono sicuramente una necessità e probabilmente la via più giusta in questo momento per ripartire, ma forse queste misure stesse stentano effettivamente ad essere utili ad una causa che abbraccia e colpisce tutti noi. Sicuramente l’appoggio di un ente pubblico nella ricezione di un finanziamento può essere utile nel momento in cui l’impresa stessa vive un momento florido che gli permette di poter sostenere un finanziamento in autonomia, ma avere semplicemente una garante in un momento dove gli introiti sono dimezzati rispetto agli scorsi esercizi sembra essere un intervento abbastanza debole per ribaltare le sorti di tutte le PMI. A diminuire ulteriormente la già dubbia utilità di tale misura è sicuramente l’eccessiva discrezionalità che viene concessa agli istituti di credito, circa l’erogazione del finanziamento, che non rispecchia quindi l’intervento dell’ente pubblico a garanzia dell’imprenditore, lasciando questo comunque in balia di un giudizio rimesso ad un ente privato che nutre interessi sicuramente differenti rispetto a quelli di un ente che dovrebbe tutelare chi di dovere.
Alla luce di quanto detto e in una fase delicata come questa ci sentiamo di dire che sia più necessario iniettare liquidità nelle casse delle imprese per stimolarne l’attività e la ripresa e non limitarsi a fornire una semi-agevolazione di dubbia riuscita e che non fornisce la necessaria tutela al motore dell’economia italiana.
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