Effetti collaterali della guerra. Mosca è il primo esportatore mondiale di grano. Da Russia e Ucraina arriva quasi un terzo delle forniture mondiali di cereali. Importante anche l’export di orzo. In totale le vendite di prodotti alimentari e materie prime per la loro produzione rappresentano il 7,2% delle vendite all’estero.
Se la guerra non dovesse finire presto, il problemi sono facilmente prevedibili.
“Siamo davanti alla tempesta perfetta, con i prezzi dell’energia triplicati e il balzo del costo del grano, che avevano registrato già un trend di crescita dovuto alla siccità dello scorso anno negli Stati Uniti e all’alluvione in Francia. E ora il conflitto in Ucraina”. Questo il quadro tracciato da Nicola Giuntini, presidente di Assipan, che teme un riverbero degli aumenti energetici sul pane, anche se non nell’immediato.
“I prezzi del pane – spiega all’AGI – sono liberi ed è vietato qualsiasi intervento di coordinamento. Non c’è un monitoraggio dei prezzi, non abbiamo dati e in questa contingenza non sappiamo cosa può succedere. Le conseguenze dell’aumento del grano per ora non sono quantificabili, a differenza di quelli dell’energia, che incidono sul prezzo finale molto più della farina”.
Secondo Giuntini, l’intervento del governo per la mitigazione del caro-bollette non è sufficiente per i panifici: “l’impatto del rincaro dell’energia è enormemente più pesante: abbiamo bisogno di un’azione importante e strutturata”.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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