Le grandi catastrofi, siano esse naturali come un terremoto, sanitarie, come un a pestilenza, o per ragioni umani, si pensi alla guerra, nell’immediato hanno un effetto estremamente negativo sull’economia. Ma spesso dopo queste grandi catastrofi c’è una rinascita. L’esempio più famoso è quello dato dalla pestilenza fiorentina nel tardo medioevo, la pestilenza narrata anche da Boccaccio nel suo Decameron. Dopo la pestilenza venne il Rinascimento.
E’ chiaro che non c’è automatismo. Tutto dipende dagli uomini. Basta fare due esempi simili inizialmente, che però hanno portato ad esiti opposti. La fine della Prima Guerra Mondiale fu gestita malissimo. Al punto che praticamente senza soluzione di continuità in appena 20 anni si è arrivati alla II Guerra Mondiali. Nel 1945 invece le cose andarono in modo diverso, e subito dopo si è avuto il boom economico. Non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
In Italia dopo il terremoto del 1980 sono stati investite cifre spropositate, che però non hanno portato alcun effetto positivo. Anzi. Dopo il terremoto di San Francisco ad inizio del Secolo scorso invece le cose andarono in maniera diametralmente opposto. Fu ideato un sistema pubblico/privato per la ricostruzione che funzionò benissimo, e che ancora oggi è utilizzato.
La Pandemia da Covid19 non ha ancora finito i suoi effetti negativi. Si teme una quarta ondata, anche se il peggio sembra ormai alle spalle. Dopo aver bloccato il mondo intero per due anni, messo in ginocchio l’economia globale, avrà effetti positivi a gioco lungo?
Tutto sta a come verrà gestita l’eredità di questo disastroso evento. Da tempo si pensava alla possibilità del lavoro a distanza. Smart Working, lavoro agile come si dovrebbe dire il lingua italiana: si è sempre ipotizzato che potesse diventare il lavoro del futuro, ma non si era mai fatto nessun passo concreto in questa direzione. Improvvisamente, almeno in Italia, ci si è trovati proiettati in un certo senso nel futuro.
E come per incanto si è visto lo spreco di tempo e spazio che tutti insieme si faceva. Lavorare da casa comporta un risparmio di tempo (e di costi, oltre che di inquinamento) non indifferente. Si è calcolati che tra andata e ritorno dal posto di lavoro in genere si perdono mediamente 60 minuti al giorno. Che possono essere molti di più specie nelle grandi città. Improvvisamente edifici enormi si sono trovati vuoti, e ci si è resi conto dello spreco anche in questo ambito. Si è calcolato che nella pubblica amministrazione ogni dipendente occupa uno spazio per la sua postazione di 47 mq. Siamo ai livelli di un piccolo appartamento. Nelle aziende private molto meno, 13 mq. Razionalizzare gli spazi in futuro è indispensabile.
Come sarà indispensabile una razionalizzazione dello sfruttamento degli spazi. Una postazione di lavoro è occupata per un tempo inferiore al 16% della giornata. Considerando il lavoro a distanza per due o tre giorni a settimana arriviamo al 7/8%. Hanno calcolato che bar e ristoranti lavorano per un lasso di tempo inferiore al 10% dell’intera giornata. In periferia siamo addirittura al di sotto del 5%.
Potremmo continuare. Prendiamo ad esempio le automobili, che improvvisamente sono state fermate dalla Pandemia. Nella scorsa primavera si era chiusi in casa, si poteva uscire solo per andare a fare la spesa, al supermercato più vicino. Questo fatto ha portato a fare studi in materia. E si è visto che un’auto viene usata mediamente per il 5% del tempo.
Insomma la Pandemia ha portato alla luce problematiche che erano evidenti già in precedenza, senza però che nessuno ci facesse caso. Il risparmio di tempo e di spazio è la grande scommessa per il futuro.
Una rivoluzione mentale, prima che tecnologica. Da questo punto di vista siamo già pronti. Bisogna solo mentalizzarsi. Il lavoro agile, semmai per 3 giorni a settimana, sarebbe un primo passo. Di pari passo si potrebbero liberare spazi dalle aziende che non avrebbero più necessità di tante postazioni. Un altro passo possibile sarebbe quello di ruotare gli orari di lavoro. Se una postazione viene utilizzata da una sola persona è un conto. Se quella postazione viene utilizzata da 5/6 persone (considerando anche i turni di lavoro agile) il risparmio è evidente.
Così il problema delle auto. Almeno delle utilitarie per il trasporto cittadino. Invece dell’auto privato si potrebbe sviluppare la condivisione. La Renault sta studiando un sistema del genere, con chiavi digitali. La sharing economy, l’economia da condivisione, applicato al settore automobilistico potrebbe essere di grande aiuto.
Si potrebbe continuare a lungo. Per esempio con la scuola. Non tanto per la DAD, didattica a distanza, che presenta problematiche specie nei bambini più piccoli, ma per la rotazione degli orari. I famigerati doppi turni potrebbero diventare. Con un recupero di spazi incredibile.
Il problema è tutto nella testa. Siamo pronti per una rivoluzione del genere. E la pandemia, obbligando l’umanità a certi comportamenti sin qui desueti, ha fatto capire che non solo è possibile, Ma ha anche dei grandi vantaggi.
Vedremo cosa succederà.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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