L’Italia si trova in un momento particolare della sua storia. Ci sono condizioni uniche, se non irripetibili certamente estremente difficili da essere ripresentate, per il suo rilancio. La storia insegna che dopo grandi disastri (guerre o epidemie che esse siano) c’è quasi sempre una crescita esponenziale. Il Rinascimento partì da Firenze dopo la Peste raccontata dal Boccaccio. In tempi più recenti il secondo dopo guerra è stato un momento di crescita esponenziale.
In Italia in aggiunta a tutto ciò c’è il fattore di una crisi dei partiti che non ha precedenti. Superiore a quella del 1994, quando con Mani Pulite furono spazzati via i partiti della Prima Repubblica. Ma nel 1994 ci fu l’entrata in campo di Berlusconi che in poco tempo mise insieme i resti del Pentapartito, allargandone i confini a Lega e Allenza Nazionale. Dall’altra parte Occhetti rimise insieme il vecchio blocco del PCI (PDS più Rifondazione). Il Centro, rappresentato da Segni, non ebbe tempo di organizzarsi. Sin dall’inzizio vi furono due schieramenti contrapposti. La politica non smise di svolgere il suo ruolo.
Oggi la situazione è completamente diversa. Non esiste più nulla. Il Centro Destra, che è stato tenuto insieme per oltre 20 anni da Berlusconi, non esiste più. Non esiste un Centro-sinistra. C’è il Partito Democratico, diviso in correnti. C’è un sinistra impalpabile rappresentata da Leu. I 5Stelle sono deflagrati. Hanno ottenuto il 33% dei voti nel 2018, oggi i sondaggi li danno intorno al 10%. In più si sono divisi: da una parte i duri e puri, diciamo i grillini ante-litteram. Il leader potrebbe essere Di Battista. Dall’altra i governativi, rappresentati da Di Maio. Il vecchio capo Grillo parla ma nessuno sembra più ascoltarlo. Il nuovo capo, Conte, rappresenta al massimo se stesso.
Identità diaspora c’è in Forza Italia. Ma è una diaspora diversa. L’uscita di scena di Berlusconi ha creato tanti partiti piccoli. La vecchia DC aveva lo stesso problema, ma le correnti restavano poi sotto lo stesso scudo (crociato). In Forza Italia questo non è avvenuto. Ogni leader o presunto tale si è fatto il suo gruppetto. La pensano tutti allo stesso modo, ma si sono divisi. Per il momento, almeno.
La Lega sta vivendo il suo dramma. Un dramma che nasce da lontano. Inizialmente era un partito secessionista. Ricordate il vecchio motto: “Roma ladrona, la Lega non perdona”? Bossi voleva un nord indipendente. Parlava di secessionismo. Poi arrivò il federalismo. Che si capì ben presto era solo un federalismo fiscale: voleva che le tasse pagate al nord restassero al nord. Questo tipo di Lega non avrebbe mai potuto vincere le elezioni. Salvini ha portato un tipo di politica diversa. La Lega da partito secessionista è diventato un partito nazionalista. Il nemico non era più il meridionale, ma l’extracomunitario. La Lega in questo modo ha avuto una grande crescita elettorale. Passando dal 4% al 30% più o meno alle Europee. Adesso i sondaggi la danno intorno al 18/20%.
Il problema di Salvini è… Salvini stesso. Da qualche tempo a questa parte ne sta combinando di tutti i colori. E nel frattempo nella sua stessa Lega è nata e cresciuta una classe dirigente governitava. Ci sono ministri, tanti Governatori, tanti sindaci. Loro hanno imparato a governare. Sanno bene che certi atteggiamenti portano molti voti, ma non vanno bene a chi guida un territorio, sia esso una Regione o lo Stato. La Lega è spaccata adesso tra populisti e governativi.
Perché abbiamo fatto questo lungo preludio? Per dire che in questo momento in Italia non c’è nessun partito politico in grado di dire nulla. Il Governo Draghi ha dinanzi a se dei mesi in cui può fare ciò che crede. Il Parlamento ci sono almeno 700 tra deputati e senatori che hanno il solo scopo di arrivare a fine legislatura. Sanno bene che una crisi di Governo comporterebbe lo scioglimento delle Camere, e loro non sarebbero rieletti.
Draghi ha la possibilità di fare in pochi mesi tutto quello che serve per avviare un Rinascimento Italiano del 3 millennio. Lo sa bene anche lui. E adesso non avrà alcun problema dai partiti. Ci sono riforme che non possono aspettare: Fisco, Pubblica Amministrazione, Giustizia, Concorrenza. Draghi ha dinanzi a se 7/8 mesi. Dopo in autunno le cose potrebbero complicarsi. I partiti, una volta finita la lotta al loro interno, riorganizzatisi tra loro, fatta la nuova legge elettorale (sarà proporzionale pura purissima, anche se camuffata) avranno voglia di caratterizzarsi. In autunno non ci sarà più neanche lo spettro delle elezioni anticipate. In Italia non si vota nei mesi invernernali. Questa legislatura in ogni caso fiinirà entro il 4 marzo. Una crisi aperta a ottobre, tra legge di bilancio da approvare, e tempi tecnici per il voto, non anticiperebbe la data prevista.
Draghi ha questi mesi divanti per fare le riforme. I partiti avranno nel frattempo altro cui pensare. Con un destino che sembra ormai scritto. Ci sarà un grande governo centrista, che andrà dal PD a Forza Italia (che nel frattempo avrà cambiato nome). Lega e 5 Stelle si divideranno al loro interno. Parte dei 5Stelle andranno a comporre con i vecchi Comunisti l’opposizione da sinistra; chi seguirà Di Maio resterà nell’area di Governo. La Lega si dividerà tra i governisti (Zaia, Giorgetti, eccetera) e i populisti di Salvini. I primi nell’area centrista al Governo. Gli altri all’opposizione con la Meloni. Fratelli d’Italia sarà il primo partito alle prossime elezioni, ma sarà fuori del tutto dai giochi.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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