Il Presidente della Repubblica in Italia non ha certo i poteri del suo omologo statunitense. L’Italia è una Repubblica parlamentare, non presidenziale. Il presidente della Repubblica ha poteri essenzialmente di rappresentanza. Se negli ultimi tempi, diciamo da Cossiga in avanti, ci sono stati sempre più Presidenti “invasivi”, la cosa è dovuta essenzialmente al vuoto lasciato dai partiti. Non è un caso che gli italiani in genere hanno grande fiducia nell’Inquilino del Colle, molto meno nei confronti dei partiti.
Oggi il Presidente della Republica conta molto più che in passato. Da Napolitano in avanti hanno spesso e volentieri svolto un ruolo politico che non è previsto dalla Carta Costituzionale. Lo stesso Mattarella è stato nell’ultimo periodo un attore importante. Ad esempio è stato lui a far nascere il governo Draghi, laddove i partiti sembravano essere rassegnati al volto anticipato. Per questo la scelta del Presidente è di fondamentale importanza. Deve essere non solo il rappresentante di tutti gli italiani, il garante della Costituzione. Oggi in mancanza di un leader forte tra i partiti deve anche essere il garante dell’Italia in sede di Comunità Europea.
Fino allo scorso anno sembrava che Draghi fosse il candidato perfetto per prendere il posto di Mattarella. Non un politico, ma persona molto stimata in Europa. Un po’ come lo fu Ciampi. Ma adesso le cose sono cambiate. Draghi oggi rappresenta per i partiti l’unico in grado di garantire che fine fisiologica della legislatura. Oggi l’ex presidente della BCE è l’unico in grado di tenere in piedi una maggioranza in cui ognuno va per la sua strada. Con Draghi al Quirinale il Governo rischia di cadere il giorno dopo, al di là di tutti i parri di legislatura. La stragrande maggioranza dei 945 tra deputati e senatori sa bene che non sarà rieletto, e non solo per il taglio del 33% dei parlamentari. I 5Stelle sono in liquefazione, il PD ha deputati indicati da Renzi, Forza Italia si sta dispendendo, e via discorrendo.
Non si può mandare Draghi al Quirinale. La cosa tutto sommato non piacerebbe neanche all’Europa. Draghi è l’unico italiano di cui a Bruxelles si fidano. Finché i soldi del PNRR li gestisce lui va bene. Ma la possibilità che il prossimo inquilino di Palazzo Chigi possa essere Salvini o la Meloni mette i brividi.
Le difficoltà di questi giorni nascono proprio da questa considerazione. Berlusconi ha fatto un tentativo disperato, i suoi amici del Centro Destra glielo hanno anche lasciato fare, ben sapendo che non avrebbe avuto alcuna possibilità. Magari speravano che il Cavaliere andasse avanti per qualche giorno, in modo da avere più tempo. Adesso il tempo è quasi scaduto. Il PD aspetta, non fa nomi. La speranza è di mantenere Mattarella per un altro anno. Per poi, pochi giorni prima della fine della legislatura mandare Draghi al Quirinale.
Draghi in questo modo avrebbe tempo e modo di portare a termine la parte più importante del suo lavoro. Chiudere il discorso pandemia, e avviare il progetto per la spesa della cascata di miliardi in arrivo. Ma c’è da convincere Mattarella, che almeno e a parole non ha nessuna intenzione di restare, non se la sente di ripetere l”esperienza del Napolitano-bis. Sarebbe un presidente dimezzato, un’anatra zoppa, come dicono negli USA.
Sia ben chiara una cosa: nessuno dei leader attuali, ne’ del centro destra, tanto meno del centro-sinistra vuole Draghi immediatamente al Colle. Ma tutto lo vogliono tra un anno. L’ipotesi di un altro che non sia un Mattarella a tempo determinato, li preoccupa molto più delle elezioni anticipate. In queste ore sta emergendo il nome di Casini. Che sarebbe perfetto per il ruolo, e tutto sommato andrebbe bene a tutti. Il problema è che Casini non sarebbe un presidente a tempo. Tra un anno e mezzo si vota. E nessuno vuole Draghi su piazza, semmai pronto a sparigliare scendendo in campo in prima persona.
E’ il bello, o il brutto, della politica italiana. Da oggi non si vota per il Presidente della Repubblica, carica prestigiosa, ma tutto sommato priva di poteri. Da oggi pomeriggio si decide il destino dei partiti per i prossimi anni. E prima ancora ciascun grande elettore vota pensando a se stesso.
Certo c’è la pandemia; certo c’è una situazione economica che è tutt’altro che esaltante. Di sicuro ci sono riforme da fare al più presto per rimettere in piedi la Nazione. Ci sono aumenti dalle materie prime che sembrano il preludio ad una inflazione che da anni non si vede. Ci sarebbero tante cose cui pensare, le cose cui pensano gli italiani. Ma oggi, nella migliore delle ipotesi, chi voterà per il prossimo Capo dello Stato lo farà pensando, nella migliore delle ipotesi, ai propri interessi di bottega. La grande maggioranza di essi lo farà pensando non alla propria parte politica, ma a se stesso.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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