Le sanzioni alla Russia, l’esclusione di Mosca dallo Swift e la cancellazione del progetto Nord Stream 2 mettono a rischio le forniture russe all’Europa, che pesano per circa il 40% del fabbisogno europeo. Ma cosa succederebbe se Mosca decidesse di tagliare le sue forniture, o addirittura di fermarle del tutto? Secondo gli esperti la Ue sarebbe probabilmente in grado di sopravvivere fino all’estate a un’interruzione su larga scala delle forniture di gas russo, sulla base di una combinazione di maggiori importazioni di Gnl (nella misura limitata in cui ciò è tecnicamente possibile) e di misure dal lato della domanda, come la riduzione di attività produttive ad alto consumo energetico.
Ovviamente, questo avrebbe un costo per l’economia dell’Ue e potrebbe anche portare alcuni Paesi (quelli più esposti al gas russo e meno interconnessi con altri paesi dell’Ue, inclusa l’Italia) a dover prendere misure di emergenza come dei blackout energetici. In ogni modo, incrementando le forniture da altri paesi e attuando politiche di contenimento della domanda, l’Europa è in grado di passare l’inverno anche in caso di una forte riduzione delle forniture russe (con un aumento considerevole del prezzo del gas).
A sua volta l’Europa rappresenta il più grande mercato del gas per la Russia e un completo stop dei ricavi delle esportazioni verso l’Europa avrebbe un enorme impatto sulle casse di Mosca. Inoltre, se Gazprom bloccasse le forniture già concordate con contratti a lunga scadenza ne andrebbe della sua credibilità di fornitore affidabile agli occhi di altri mercati, come quello asiatico. Nel breve periodo la Russia non è in grado di reindirizzare tutta la sua offerta destinata all’Europa verso altri paesi, questo perché manca l’infrastruttura.
Al momento il grosso del gas russo che finisce in Asia arriva da giacimenti (e gasdotti) diversi da quelli utilizzati per l’Europa. Va anche messo in evidenza che la cancellazione del progetto Nord Stream 2 non peserà solo sulla Germania ma su tutta l’Europa, che è interconnessa. La produzione europea di gas sta calando in modo significativo. Si prevede che la produzione nei paesi europei, eccetto la Norvegia, scenderà del 40% nei prossimi cinque anni, secondo l’Iea.
La maggior parte di questa diminuzione è guidata dalla cessazione della produzione nei Paesi Bassi e dalla diminuzione delle estrazioni nei giacimenti del Mare del Nord di proprietà del Regno Unito. Ma quanto durerà la crisi del gas naturale a livello globale e per quanto tempo i prezzi resteranno così alti? Secondo una analisi condotta da Lgim, società che sviluppa fondi ETF e soluzioni di investimento, la crisi del gas naturale durerà fino al 2030. Insomma, occorrerà tutto il decennio in corso per colmare questa crisi con produzioni alternative. Nel medio termine sarà fondamentale per l’Europa accelerare sulla transizione a fonti energetiche a basse emissioni e sull’efficientamento energetico. Tuttavia ciò potrà dare risultati solo a medio-lungo termine.
La soluzione più ovvia per colmare qualsiasi carenza di approvvigionamento è quella di caricare il gas su navi cisterna. A dicembre le importazioni di gas naturale liquefatto (Gnl) hanno aiutato a proteggere l’Europa dai prezzi record del gas. Negli ultimi tre mesi del 2021, le importazioni di Gnl in Europa sono cresciute del 40% rispetto all’anno precedente, sostenute dal gas proveniente dagli Stati Uniti. Storicamente, circa tre quarti delle importazioni di gas dell’Unione sono arrivate via gasdotto, e un quarto tramite carichi di Gnl. Questo potrebbe cambiare in futuro.
Il Qatar potrebbe essere uno dei principali fornitori di Gnl, ma il suo ministro dell’energia, Saad al-Kaabi, ha detto a una conferenza che il ruolo della Russia nel mix energetico globale è insostituibile: “Non c’è un solo paese che possa sostituire quel tipo di volume. Non c’è la capacità di farlo dal Gnl”.
Oltre a questo problema, la maggior parte delle forniture globali di gas naturale liquefatto sono già legate da contratti a lungo termine. L’Europa dovrà lottare con il resto del mondo per assicurarsi quei rimanenti carichi di Gnl non vincolati. La Cina ha recentemente superato il Giappone come il più grande importatore mondiale di Gnl e ha bisogno di molto gas per alimentare il suo fiorente settore manifatturiero. “Nei prossimi due tre anni, ci aspettiamo che i mercati resteranno a corto di Gln (gas naturale liquefatto) per 25-28 milioni di tonnellate all’anno”, ha detto l’ad di Petronas, Tengku Muhammad Taufik.
In conclusione, l’Europa ha già vissuto attraverso la riduzione dell’offerta russa ed è sopravvissuta, anche se a prezzo di un notevole costo finanziario. In mancanza di un’adeguata diversificazione, gli europei e in particolare i tedeschi sono ora in una posizione in cui devono pregare che Putin non ci tagli tutto il gas. La cosa, come abbiamo visto è improbabile, perchè non conviene neanche alla Russia farlo, inoltre l’esenzione della Russia dal circuito Swift è stata fatta consentendo ad alcune banche russe di derogare, proprio per consentire ai Paesi europei di continuare ad acquistare il gas russo.
Insomma, fino all’estate l’Europa sopravviverà alla crisi del gas e poi come spiega il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ci vorranno almeno “24 mesi” prima che i paesi europei riescano a ridurre “sensibilmente” la loro dipendenza dalle fonti energetiche russe. “Il punto fondamentale è riuscire a fare gli stoccaggi per prepararci al prossimo inverno”, aggiunge il titolare della Transizione ecologica al termine del Consiglio straordinario energia a Bruxelles.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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