Una fotografia sulla tassazione degli immobili che viene scattata proprio nel momento in cui all’interno della maggioranza è in corso un braccio di ferro tra il centrodestra (Lega e Fi) e le altre forze politiche che sostengono l’esecutivo Draghi sull’opportunità di inserire nella delega sul fisco la riforma del catasto.
Nell’annunciare per la prossima settimana il via libera alla delega, il presidente del Consiglio in occasione della conferenza stampa per la presentazione della Nadef (la Nota di aggiornamento del Def) ha chiarito che se finora ha rinviato la misura non è perché i partiti gli hanno detto di no: il prossimo Cdm, ha assicurato in quella sede, la approverà perché bisogna fare chiarezza e «trasparenza» di un’Italia catastale che è meno estesa di quella geografica.
Sarà un percorso di emersione degli immobili e revisione delle rendite lungo anni. Ma le tasse non saliranno, ha sottolineato Draghi: «Nessuno pagherà di più o di meno e nessuno pagherà per la prima casa». Parole che non sono bastate a tranquillizzare i partiti, tanto che il prossimo Cdm si annuncia in salita.
Un rialzo dei valori catastali colpirebbe contribuenti deboli.
Ed è proprio su questo tema così di attualità e così discusso dalla politica che interviene un’analisi di Elexia, uno studio di 40 avvocati e commercialisti di Milano, Roma e Firenze.
Il ventilato rialzo dei valori catastali degli immobili, è il messaggio che viene fuori dal report, rischia di colpire soprattutto i contribuenti a reddito medio-basso, ovvero la grande maggioranza di chi possiede o acquista una casa. Fra i 25,8 milioni di italiani che vivono in un appartamento di proprietà, infatti, il 68% ha un reddito sotto i 26mila euro lordi annui e 8 su 10 hanno contratto un mutuo per acquistarla.
Il carico fiscale sugli immobili supera i 40 miliardi di euro l’anno e – sostiene l’indagine – potrebbe subire un’impennata con la revisione dei valori catastali, la base per calcolare i tributi su compravendite, successioni e donazioni e l’Imu su seconde case e abitazioni di lusso.
Negli ultimi dieci anni, i prezzi delle abitazioni in Italia sono scesi in media del 20%, a differenza di quanto accaduto in Europa, dove sono cresciuti del 20%. I mutui sono invece in costante crescita e hanno superato i 406 miliardi di euro. «Milioni di italiani hanno pagato mutui per decenni per comprare la casa in cui abitano – ricorda Andrea Migliore, avvocato partner di Elexia, specializzato in campo immobiliare -. Sui proprietari gravano già ingenti costi di gestione e manutenzione e un’elevata tassazione. Ulteriori aggravi rischiano di frenare il settore e penalizzare anche chi la casa vuole acquistarla per viverci».
L’analisi di Elexia, basata sui più recenti dati disponibili, traccia l’identikit dei possessori di abitazioni in Italia. La maggiore concentrazione di proprietari di case si trova nelle aree a minor reddito, sud e isole, con il 78,2%, mentre al centro sono il 72,3% e al nord il 74,1%. Nel complesso circa tre quarti delle famiglie italiane (75,2%) è proprietaria della casa in cui abita. Un livello superiore alla media europea (70%), ma inferiore ad altri paesi come Romania (96%), Polonia (84%) e Spagna (76%).
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
Fonte sole24ore.it
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