Il continente africano continua a fare passi avanti sul fronte della trasparenza fiscale, con una rete per lo scambio di informazioni che si estende e si fa più fitta anno dopo anno. È questo il bilancio tracciato dalla quarta edizione di Tax Transparency in Africa, il report che racchiude la sintesi del lavoro di Africa Initiative, un programma istituito nel 2014 dai Paesi africani membri del Global Forum Ocse con l’obiettivo di stare al passo con gli ultimi sviluppi in materia di trasparenza tributaria e contrastare con sempre maggiore efficacia l’evasione fiscale. L’edizione 2022 monitora i progressi di 38 nazioni del continente africano, ben quattro in più rispetto al precedente report targato 2021.
Africa Initiative, entra l’Algeria
Con il recente ingresso del Paese magrebino nello scorso anno, attualmente sono 33 i Paesi che aderiscono ad Africa Initiative. “Come tutti gli altri membri del Global Forum – ha commentato il primo ministro algerino Aimene Benabderrahmane – l’Algeria parteciperà su un piano di parità e si impegna a contrastare l’evasione fiscale attraverso la progressiva attuazione degli standard di trasparenza e scambio di informazioni concordati a livello internazionale”. Però alle parole non seguono sempre conseguenze concrete e immediate. Al termine del 2021, infatti, solo il 27% dei Paesi dell’Africa Initiative aveva preso l’impegno a realizzare lo scambio automatico di informazioni con precise road map temporali. Si tratta, comunque, di una percentuale raddoppiata negli ultimi quattro anni.
Cresce la rete dello scambio di informazioni…
Il rapporto delinea, invece, un quadro ottimistico per quanto riguarda lo scambio di informazioni. A partire dal 2014 i Paesi africani hanno esteso notevolmente le reti dello scambio di informazioni (exchange of information, Eoi), con il numero di relazioni per lo scambio di informazioni che nel complesso è cresciuto da 913 a 4.135 nel 2021. In particolare, si è rivelato piuttosto efficace il meccanismo di funzionamento fissato dalla Convention On Mutual Administrative Assistance in Tax Matters (Maac). Questo accordo prevede che la rete di relazioni di un Paese relativa allo scambio di informazioni si estenda in modo automatico con l’adesione di nuovi Stati, senza che siano necessari ulteriori negoziati bilaterali. In ogni caso, al momento il Maac è stato sottoscritto da 22 Paesi aderenti all’Africa Initiative e reso operativo da soli 16 Stati, ma nonostante queste difficoltà di percorso il meccanismo gioca un ruolo centrale nell’estensione della rete per lo scambio di informazioni nel continente africano.
…e aumentano le entrate
La parte conclusiva del documento propone un tentativo di valutare il rapporto fra aumento dello scambio di informazioni e incremento delle entrate recuperate. Tentativo reso meno efficace per il fatto che solamente 13 Stati sui 38 partecipanti a Tax Transparency in Africa hanno risposto allo specifico sondaggio in materia. I dati a disposizione consentono di affermare che a partire dal 2014 i Paesi africani hanno recuperato o identificato complessivamente 233 milioni di euro in entrate addizionali, frutto diretto degli scambi di informazioni su richiesta (Eoir). Fra i risultati nazionali, spicca quello della Tunisia con 28,1 milioni di euro recuperati. Ovviamente l’ammontare recuperato corrisponde a una piccola fetta del totale recuperabile. Secondo il report, dal 2009 gli scambi di informazioni hanno complessivamente permesso agli Stati africani di identificare oltre 1,2 miliardi di euro di potenziali entrate addizionali attraverso investigazioni offshore. Non solo. Un bilancio, seppure approssimativo, dei flussi finanziari illeciti, rende evidente che nel continente africano il lavoro da fare resta sconfinato. Nel 2019 la Commissione dell’Unione Africana stimava, infatti, fra i 48 e i 77 miliardi di euro i flussi finanziari illeciti. Una zavorra dal peso infinito.
fonte fiscooggi.it