A Mario Gismondi
La sua ingombrante presenza, il timore reverenziale, il suo egoismo sono svaniti.
Paradossalmente oggi che non lo rivedrò più c’è un vuoto; è scomparso un uomo come, sinceramente, ce ne sono pochi; un vero punto di riferimento, un maestro di vita tante volte biasimato, tante volte messo in discussione, tante volte incompreso.
Un rapporto strano, talvolta brusco, comunque sempre intenso. Il consiglio, l’esperienza, un reciproco rispetto incondizionato, un rapporto controverso. So che mi cercava, ma il suo orgoglio gli impediva di chiedere, so che mi stimava, ma non lo dimostrava ne riferiva ad altri, so, oggi, che forse avrei potuto fare di più per lui ma non lo desiderava.
Viveva nella sua autonomia, l’indipendenza prima di tutto. Voleva prescindere da qualsiasi cosa. Nessun vincolo, nessun limite, giocava con tutto, anche con la sua stessa vita. Che incoscienza, la sua forza l’ha tradito.
Mi mancherà, so che andrò avanti sicuro, nel suo ricordo, felice di aver condiviso con lui la mia professione e la mia vita.