Lo scorso 16 agosto, dopo l’approvazione del Senato e del Congresso, il Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha firmato l’Inflation Reduction Act (legge per la riduzione dell’inflazione), un poderoso pacchetto di misure, anche fiscali, da 740 miliardi di dollari: al suo interno, quello che l’Amministrazione Usa ha definito il più grande intervento a favore del clima e dell’energia nella storia americana, un piano da 370 miliardi di dollari fatto di incentivi per favorire la transizione verde, a cui si aggiungono una serie di misure di contrasto al caro inflazione, in particolare per le spese sanitarie delle famiglie. Oltre a questi due macro-obiettivi di spesa, l’Inflation Reduction Act interverrà sul deficit di bilancio riducendolo di circa 300 miliardi.
Poderoso anche il capitolo fiscale: la principale novità in questo campo consiste nell’ingresso nel sistema fiscale Usa, a partire dal periodo d’imposta successivo al 31 dicembre 2022, di una corporate alternative minimum tax del 15% per le società con utili superiori a 1 miliardo di dollari e, in secondo luogo, di un’imposta dell’1% sui riacquisti di azioni da parte delle società emittenti.
Ma il ricorso alla leva fiscale innerva tutto il provvedimento, a partire dalle misure previste per la transizione verde, come un sistema di crediti d’imposta per spingere le famiglie e le aziende ad acquistare veicoli ecologici e a rendere le proprie abitazioni e le proprie produzioni più ecosostenibili, così come i disincentivi sotto forma di accise per i produttori e gli importatori di medicinali che non stipuleranno accordi per calmierare i prezzi dei farmaci. Infine, viene stanziato un massiccio investimento nel fisco americano all’Internal Revenue Service, l’agenzia federale delle entrate. Si tratta di un fondo di quasi 80 miliardi di dollari in 10 anni, che sarà impiegato per migliorare i servizi e le attività ma anche per assicurare all’ente nuove assunzioni e che dovrebbe fruttare, secondo i calcoli dell’ufficio di bilancio del Congresso, più di 200 miliardi di maggiori entrate di ritorno grazie alla maggiore efficienza che verrà acquisita dal Fisco.
“Il più grande piano di investimenti pro clima della storia americana”
Seppur ridimensionato rispetto ai 3.500 miliardi di dollari del Build back better act presentato l’anno scorso dal Presidente Joe Biden e arenatosi in Senato per una mancanza d’intesa dentro la stessa compagine democratica, l’Inflation reduction act prevede un maxi stanziamento da 740 miliardi che saranno indirizzati verso due principali obiettivi: lo sforzo più consistente è dedicato al “più grande piano di investimenti pro clima della storia americana”, come è stato definito dalla Casa Bianca, un impegno di 370 miliardi di dollari in misure per il contrasto al cambiamento climatico, con il target concreto di ridurre le emissioni di gas serra prodotte dall’economia a stelle e strisce al 40% al di sotto dei livelli del 2005 entro la fine del decennio; l’altro obiettivo è dare supporto ai cittadini americani alle prese con un forte aumento dell’inflazione attraverso una serie di misure che ridurranno il peso delle spese sanitarie soprattutto a carico delle persone anziane. Nei 740 miliardi è anche prevista una riduzione del disavanzo del bilancio federale di circa 300 miliardi.
Per quanto riguarda il clima, gli investimenti previsti includono crediti d’imposta per incentivare lo sviluppo dell’energia eolica, solare e altre fonti di energia rinnovabile, ma anche per l’acquisto da parte dei cittadini americani di veicoli elettrici nuovi o usati e l’installazione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento ad alta efficienza energetica nelle case. È previsto inoltre un sistema di premi per le aziende che tagliano le emissioni e di sanzioni per quelle aziende che non lo faranno.
Sul fronte del welfare in campo sanitario, una delle misure principali è l’introduzione di un tetto massimo alle spese per farmaci da prescrizione medica per circa 50 milioni di Americani, a cui viene ora garantita una spesa massima per medicine di 2mila dollari l’anno. Un’altra forte misura è la riduzione dei premi assicurativi sanitari per circa 13 milioni di Americani che acquistano la copertura tramite le regole dell’Affordable Care Act.
Misure fiscali per coprire gli investimenti e ridurre il deficit di bilancio
Come finanziare tutto questo? I circa 740 miliardi di dollari necessari a coprire i nuovi investimenti previsti dall’Inflation reduction act così come la previsione di una riduzione del deficit di bilancio deriveranno in parte dai risparmi generati da un sistema di negoziazione e regolazione dei prezzi per una serie di farmaci ad alto costo, ma per oltre 450 miliardi la fonte saranno nuove misure di natura fiscale e un ingente investimento per il rafforzamento del Fisco federale che dovrebbe più che ripagarsi nel corso degli anni.
Due le principali misure impositive. La prima novità è una “alternative minimum tax” (AMT) del 15% per le grandi società: mentre l’imposta societaria minima globale del 15% – frutto dell’accordo internazionale in sede Ocse dello scorso anno – è a un punto di stallo, con l’Inflation reduction act gli Stati Uniti introducono già a partire dall’esercizio successivo al 31 dicembre 2022 un’aliquota minima del 15%, che si applicherà al reddito di bilancio per le società con profitti superiori a 1 miliardo di dollari. Ad essere colpite saranno quindi le grandi corporation Usa che ad oggi, attraverso vari sistemi, riescono a non pagare del tutto la corporate tax (la cui aliquota ordinaria è del 21%) o a versarne un importo irrisorio. In questo senso la Casa Bianca ha presentato la misura come un’azione di equità fiscale, che genererà maggiori entrate per 222 miliardi di dollari da qui a 10 anni, secondo la stima del Congressional budget office. L’altra misura fiscale è un’imposta dell’1% nel caso di riacquisto di azioni proprie da parte delle società emittenti, a cui si aggiunge la previsione di una limitazione del riporto fiscale delle perdite.
Un piano di rafforzamento dell’Irs per I prossimi 10 anni
L’altra misura fiscale passa attraverso un maxi-stanziamento di poco meno di 80 miliardi di dollari che andranno a finanziare l’Internal revenue service (Irs), l’agenzia federale delle entrate Usa per i prossimi 10 anni. La parte più corposa dei fondi, circa 45,6 miliardi, sarà destinata a investimenti strutturali, come un piano di nuove assunzioni e il rinnovo della tecnologia, in linea con le esigenze esposte dall’Irs stessa negli scorsi mesi e settimane. Lo scopo è migliorare l’efficacia d’azione dell’agenzia federale, che ha come indicatore diretto il miglioramento del tax gap sia sotto forma di maggior compliance, cioè dell’adempimento spontaneo degli obblighi fiscali da parte dei contribuenti, che dei risultati del contrasto all’evasione; 3,2 miliardi di stanziamento saranno diretti ai servizi ai contribuenti, 4,8 miliardi all’ammodernamento dei sistemi per le imprese; il resto finanzierà una generale azione di supporto dell’agenzia federale.
Secondo le stime dell’ufficio di bilancio del Congresso, lo sforzo sarà più che ripagato dall’efficienza che guadagnerà l’azione dell’agenzia federale, che grazie a migliori performance sul lato dei servizi e dei controlli dovrebbe restituire un incremento di nuove entrate quasi tre volte l’investimento, all’incirca 203 miliardi di nuovo gettito.
fonte fiscooggi.it