Il 21 gennaio era scattato subito l’allarme per il rincaro dell’energia, anche se allo scoppio della guerra in Ucraina mancava ancora un mese. A maggio era sembrato di poter tirare un sospiro di sollievo per via del “bonus terme”, che sembrava aver portato ad un grande risultato, con ben 800 mila nuovi clienti. A fine agosto la situazione invece si presenta vieppiù drammatica e l’appello urgente è inevitabile: “Il sistema politico, preso da una convulsa ed improvvisa campagna elettorale, dovrebbe fare una serissima ed urgentissima riflessione sul dramma che si sta prospettando nei prossimi mesi anche per le imprese termali e turistiche e spingere il Presidente Draghi ad agire con immediatezza” ha dichiarato pochi giorni fa Massimo Caputi, presidente di Federterme Confindustria.
Dopo i ristoranti anche gli impianti termali fanno sentire la propria voce. Le categorie in difficoltà per il rincaro della bolletta energetica non si contano più. Ma il settore turistico, variamente inteso e con tutto il suo indotto, rischia il collasso. Terme comprese, appunto. Le cui strutture in Italia sono 320, il 90% delle quali accreditate al Servizio Sanitario Nazionale, con un afflusso di oltre 3 milioni di persone l’anno.
Da secoli le terme sono “un grande patrimonio naturale del nostro Paese, una risorsa per la salute, il benessere e la cura del corpo”, fa notare Federterme, ma va trovata subito una rapida soluzione per venire loro in aiuto.
Ma in che modo?
Nel corso del mese di marzo, il giorno18 per l’esattezza, il Consiglio dei ministri rende noto di aver disposto un provvedimento sul Credito d’imposta per il comparto turistico, che suona così: “Per il 2022 è riconosciuto un credito d’imposta alle imprese turistico-recettive, comprese quelle che esercitano attività agrituristica, alle imprese che gestiscono strutture ricettive all’aria aperta, nonché alle imprese del comparto fieristico e congressuale, ai complessi termali e ai parchi tematici, inclusi i parchi acquatici e faunistici, in misura corrispondente al 50% dell’importo versato a titolo di seconda rata dell’anno 2021 dell’imposta municipale propria (Imu) per gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 a condizione che i proprietari siano anche gestori delle attività ivi esercitate e che abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel periodo indicato di almeno il 50% rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2019”, con un’anticipazione delle risorse del Fondo per l’adeguamento prezzi.
Così, “al fine di mitigare gli effetti economici derivanti dagli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali da costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili può riconoscere, nel limite complessivo del 50% delle risorse del fondo, un’anticipazione pari al 50% dell’importo richiesto dalle imprese”, recita la nota conclusiva del Cdm di quel giorno.
Aumento dei costi energetici, da aprile a oggi una corsa contro il tempo
Ad aprile, però, Caputi sollecita, per salvare le terme, il turismo e tutta l’economia che vi ruota intorno di “rivedere alcune misure tra cui i periodi di riferimento per il calcolo dei crediti d’imposta per l’acquisto, sia dell’energia elettrica che del gas” mentre “la soglia di accesso all’agevolazione IMU dovrà essere riconosciuta a tutte quelle aziende che abbiano subito una diminuzione del fatturato, nel primo trimestre 2021, di almeno il 30%”. Infine, ha chiesto il presidente Federterme, “deve essere eliminato il limite massimo dei 15 dipendenti per poter beneficiare delle ulteriori otto settimane di integrazione salariale entro il 31 dicembre 2022, prevedendo in parallelo uno sgravio contributivo per quanti invece non faranno ricorso agli ammortizzatori”.
La situazione è però altalenante, con alti e bassi, ripresa di fiducia e suo improvviso tracollo: dopo due anni di difficoltà per via della pandemia, a fine giugno il settore sembra registrare segnali incoraggianti di ripresa, tuttavia dal “sistema terme” viene comunque sollecitato al governo una immediata e concreta risposta alla presentazione da parte di tutti gli schieramenti politici di un emendamento al “Decreto aiuti” per consentire di realizzare “con procedura semplificata impianti fotovoltaici di potenza non superiore a 500 kW, finalizzati ad utilizzare l’energia prodotta esclusivamente per i fabbisogni di queste strutture”.
È una richiesta in extremis, per tamponare almeno un po’ la situazione dei prezzi energetici che sta andando fuori controllo e che rischia tanto più di precipitare dinanzi al rischio serio di una caduta del governo Draghi che si sta delineando all’orizzonte e contro la quale Federterme si schiera decisamente contro, stigmatizzandola: “Il contesto generale inviterebbe chiunque abbia come obiettivo primario il bene degli cittadini e delle imprese a dare attuazione ai programmi operativi del Pnrr piuttosto che perseguire dannose strategie pseudo-politiche che i lavoratori e le imprese non hanno nessun interesse a capire perché impegnati a risolvere problemi”, si legge in una nota del 16 luglio. Il capo dello Stato viene in qualche modo in soccorso e respinge le dimissioni del premier.
Ultime richieste di Federterme. Al lavoro il governo degli affari correnti
La situazione però è di stallo. A fine agosto, giovedì 25, al presidente di Federterme non resta che prendere carta e penna e vergare l’ennesima nota: “Ascoltiamo preoccupatissimi – scrive – un susseguirsi di proposte di terapie per il ‘caro energia’ post elezioni, come se questa materia potesse essere un attrattore di voti. Ma nel migliore dei casi il nuovo Governo, che nell’interesse del Paese auspichiamo stabile, non sarà operativo prima di novembre e questo lasso di tempo non è accettabile”.
Pertanto, chiarisce, “le forze politiche devono spingere il Governo Draghi ad intervenire con provvedimenti immediati quali il totale sganciamento del prezzo delle rinnovabili dal gas, l’attivazione dei gassificatori, destinare un importo rilevante alle imprese anche con immediato scostamento di bilancio”.
Insomma, conclude, “è necessario un provvedimento mirato – quale ad esempio un credito d’imposta sull’aumento dei costi energetici che consenta abbattimento oneri contributivi per il personale, per non costringere le Imprese termali a chiudere con grave danno anche occupazionale e nell’erogazione dei servizi sanitari”.
Il governo per gli affari correnti è al lavoro mentre il settore attende e langue, ma a breve potrebbero essere in arrivo i decreti ad hoc su gas ed elettricità calmierati per energivori e Pmi. Resta tuttavia aperto il problema delle coperture.
fonte agi.it