Creare le condizioni perché il lavoro negli ospedali torni ad essere appetibile, assumendo il personale necessario e riducendo così il disagio dei professionisti e aumentare le retribuzioni, “anche attraverso politiche di defiscalizzazione già concesse al settore privato e ad alcune categorie del pubblico impiego”.
Queste alcune delle richieste, in totale quattro, che Anaao Assomed, il sindacato maggiormente rappresentativo dei medici ospedalieri del servizio pubblico, fa al Governo che verrà.
Tra gli altri punti, portare alla media europea le risorse destinate alla sanità, “da assumere non come spesa improduttiva ma come investimenti, perché senza salute non c’è economia in grado di crescere” e correre verso un sistema ‘no fault’ dell’atto medico, “perché non è accettabile che gli ospedali si trasformino da luoghi di cura a luoghi di procura”. Negli ultimi tre anni il sindacato ricorda il Servizio sanitario nazionale ha perso quasi 21mila medici specialisti. Dal 2019 al 2021 (dati Onaosi, l’Opera nazionale degli orfani dei sanitari) hanno abbandonato l’ospedale 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie e 12.645 per pensionamenti, decessi e limitazioni varie. Sette medici e dirigenti sanitari ogni giorno rassegnano le proprie dimissioni “da un sistema sanitario già precario che crolla sotto i colpi mortali prima del Covid e poi della irresponsabilità del legislatore”. “Se il trend dei licenziamenti volontari fosse confermato anche nel triennio successivo – aggiunge Anaao – dal 2022-2024 si licenzierebbero altri 9000 medici arrivando a una perdita complessiva di 40.000 specialisti non sostituibili nell’immediato, lasciando senza risposte la domanda di salute dei cittadini”.
fonte ansa.it