– Boom dei prezzi degli alimentari e dell’energia, ma anche riflessi su altre commodities come il legno. La crisi morde ei rischi si fanno sempre più alti, vista l’incertezza della situazione internazionale.
L’ che ha toccato nel mese di luglio ha raggiunto il 7,9% e che per la parte già acquisita per il 2022 tocca il 6,7% si tradurrà secondo Codacons in un aggravio di spesa per le famiglie italiane pari a 53,5 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi.
“ Solo per spesa, la cui acquisizione è pari al +7,5% nel 2022, le famiglie spendono in totale quasi 10,9 miliardi di euro in più” si legge in uno studio ricordando che “già per la voce trasporti una famiglia si ritrova oggi a subito un salasso pari in media a +481 euro annui rispetto al 2021” tra “biglietti aerei internazionali saliti del 160,2% su base annua, traghetti del 9,1%, benzina del 22,3% e gasolio del 30,9%”.
A pesare restano i timori legati all’approvvigionamento energetico, i cui prezzi stanno correndo da mesi senza riuscire a trovare un punto di equilibrio.
L’Osservatorio Confcommercio Energia stima che nel confronto tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumento della spesa annuale dell’energia per le imprese arriverà a toccare punte del +122% per l’elettricità e del 154% per il gas.
“Complessivamente – si legge nello studio – la spesa in energia per i comparti del terziario nel 2022 ammonterà a 24 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2021 (11 miliardi) ma comunque in leggero ribasso rispetto alle previsioni dello scorso aprile (-3 miliardi)”.
Intanto l’impennata del prezzo del gas ei timori di un suo razionamento stanno contagiando anche molte altre commodities, in particolare tutte quelle legate al mondo dell’energia.
Così anche il legno viaggia oggi a quotazioni sostenute e in alcuni casi, come per il legname tondo (non lavorato) del Trentino, ai massimi da dieci anni.
“Ora la furia sostitutiva del gas sta mandando all’aria tutta la filiera”, ha spiegato all’AGI Paolo Fantoni, vice presidente di FederlegnoArredo precisando che i prezzi del legno sono duplicati, se non quadruplicati, negli ultimi tempi.
Il “legno in piedi” (quello ancora da tagliare, ndr) è passato dai 50/60 euro al metro cubo ai 100/120 mentre è più che raddoppiato quello dei pannelli derivati (per quelli in truciolare si è passati dai 140 euro a m3 ai 300 euro).
Ma è nei sottoprodotti, generalmente quelli considerati scarti, come la segatura e il cippato che gli effetti della guerra del gas si sono mostrati più chiaramente con prezzi quadruplicati e passati da 6 euro al m3 a 24 euro .
“Con il prezzo dell’energia alle stelle il mercato compra tronchi interi per trasformarli in pellet – prosegue Fantoni – un deleterio che mette in difficoltà interi distretti industriali. Basti pensare che già oggi ci sono produzioni sospese in alcune aree per mancanza proprio di quel legno che fino a poco tempo fa era lo scarto della filiera”.
Aumenti dei prezzi che non si possono però tecnicamente definire “secondo lo storico ed economista Giulio Sapelli ma piuttosto l’esito di una “deflazione secolare” determinata da diversi fattori.
“Quella degli anni ’80 era una 0 da salari, salari che oggi continua a scendere – ha proseguito che bloccano la produzione e della riproduzione non sociale perché non si chiama perché questo fenomeno, sa può chiamare arrivare a un vero e proprio blocco del capitale”.
La via d’uscita sarà lunga e complesso ma sarà indispensabile, ha poi aggiunto l’economista, “quanto prima ricominciare a usare il carbone e il petrolio. Respireremo po’ di Co2 ma sarà un maschio temporaneo e diversamente rischieremo un rischio molto più alti”.
fonte agi.it