I prezzi del petrolio sono ai massimi da oltre tre mesi a causa dell’aumento della domanda di benzina in Usa e per le aspettative che la Cina ricominci a correre una volta uscita dai lockdown che l’hanno tenuta bloccata per oltre un mese. Secondo il trader globale ‘Trafigura’ i prezzi del greggio potrebbero presto raggiungere i 150 dollari al barile.
Il Brent avanza del 2,8% a 123,9 dollari al barile, il Wti sale del 2,77% a 122,7 dollari. Le scorte di petrolio negli Usa, in aumento, non hanno rallentato la corsa mentre il greggio della Strategic Petroleum Reserve è diminuito a livelli record a causa del fatto che gli input delle raffinerie sono saliti al top da gennaio 2020, ha affermato l’Energy Information Administration.
Le scorte di benzina sono diminuite a sorpresa di 0,8 milioni di barili poiché la domanda di carburante è aumentata nonostante i prezzi alla pompa alle stelle. Gli analisti si aspettavano che le scorte di benzina salissero di 1,1 milioni di barili. Ma la domanda è rimasta forte anche con prezzi alla pompa superiori a 5 dollari per gallone in molte parti del paese.
L’Auto Club AAA ha affermato che i prezzi della benzina senza piombo ‘regolare’ hanno raggiunto un livello record di 4,955 dollari per gallone. “I prezzi del petrolio sono alti supportati dall’aspettativa che la Cina allenti le restrizioni Covid che darebbe luogo a un aumento della domanda e delle importazioni questa estate”, ha affermato l’analista di Ubs Giovanni Staunovo. La Cina è il più grande importatore mondiale di petrolio.
Dal lato dell’offerta, i trader hanno notato che diversi paesi potrebbero incontrare problemi nell’aumentare la produzione. In Norvegia, i lavoratori della Norwegian Oil hanno proclamato uno sciopero il prossimo 12 giugno mettendo a rischio una parte della produzione.
Gli sforzi dei produttori dell’Opec+ per aumentare la produzione “non sono incoraggianti”, ha affermato il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti Suhail al-Mazrouei, osservando che il gruppo è attualmente 2,6 milioni di barili al giorno (bpd) al di sotto del suo obiettivo.
L’Iran ha contribuito alla pressione sui prezzi rimuovendo due telecamere di sorveglianza dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica da uno dei suoi impianti nucleari. Questa mossa molto probabilmente farà salire la tensione con l’organismo di vigilanza nucleare delle Nazioni Unite, con gli Stati Uniti e gli altri paesi che negoziano sul programma nucleare. Se fossero tolte le sanzioni a Teheran, l’offerta globale potrebbe aumentare di un milione di barili al giorno.
Intanto l’Agenzia internazionale per l’energia, nel frattempo, ha avvertito che l’Europa, che ha sanzionato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, potrebbe dover affrontare carenze energetiche il prossimo inverno.
fonte agi.it