Nel 2021 la combinazione tra la ripresa economica e il ridimensionamento di molte politiche fiscali e previdenziali che erano state introdotte nel 2020 per mitigare gli effetti negativi della pandemia su imprese e famiglie ha determinato l’aumento della tassazione sui salari nella maggior parte, anche se non in tutti i Paesi Ocse. Si tratta di un’inversione di tendenza rispetto al 2020, quando la pandemia aveva determinato una diminuzione del misuratore principale del costo del lavoro, il cuneo fiscale, ossia la differenza tra la retribuzione lorda stabilita dal datore di lavoro e il netto che il lavoratore riceve in busta paga. Questa differenza è calcolata come il totale delle imposte sul lavoro pagate da dipendenti e datori di lavoro, al netto delle agevolazioni per carichi di famiglia ed espressa in percentuale rispetto al costo del lavoro per il datore di lavoro. Queste sono le linee essenziali tratteggiate dall’Ocse per raccontare la tassazione dei salari nell’ultimo anno concluso nel Taxing wages 2022, pubblicato il 24 maggio scorso, che come ogni anno, attraverso tabelle, dati e valutazioni, fornisce un quadro comparativo dal punto di vista dei costi e delle misure fiscali e previdenziali applicati al lavoro dipendente, evidenziandone gli effetti sulle famiglie. La seconda parte del report contiene come di consueto una scheda di analisi paese per paese.
Cuneo fiscale, dove sale e dove scende
Prendendo a riferimento la situazione di un lavoratore single con stipendio medio, l’organizzazione di Parigi indica un aumento del cuneo fiscale nella maggior parte dei paesi dell’Ocse, anche se non in tutti. Nello specifico, si tratta di 24 paesi su 38: aumenti superiori a un punto percentuale sono stati osservati in Israele (1,02 punti percentuali), Stati Uniti (1,20 punti percentuali) e Finlandia (1,33 punti percentuali). In quasi tutti i Paesi in cui il cuneo fiscale è aumentato per il lavoratore single, l’incremento è stato determinato dall’aumento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche. Tuttavia in alcuni Paesi questo è il risultato di salari medi più alti, che hanno interagito con sistemi fiscali progressivi sul reddito. In altri paesi ancora l’aumento è stato determinato da una maggiore percentuale di guadagni assoggettati all’imposta, in quanto il valore delle detrazioni e dei crediti d’imposta è diminuito rispetto al salario medio.
Tolta l’invarianza del dato per Costa Rica e Colombia, in 12 paesi su 38 (tra cui l’Italia con -0,41 punti percentuali) nel 2021 si è invece riscontrato un calo del cuneo fiscale, soprattutto grazie a nuove misure di sostegno contro gli effetti economici e sociali del Covid-19. In questa dozzina si distingue un gruppo con cali superiori al punto percentuale, formato da Repubblica Ceca (-4,12 punti percentuali), Grecia (-2,23), Lettonia (-1,73 punti percentuali) e Australia (-1,25 punti percentuali). Dove il cuneo fiscale è sceso, osserva l’Ocse, lo si deve soprattutto al fatto che sia stata ridotta l’imposta sui redditi (come in Australia, Cile, Repubblica Ceca).
Il cuneo fiscale in classifica
Guardando però la mera classifica tra paesi nel 2021, sempre prendendo a modello un lavoratore single senza figli, un cuneo fiscale superiore al 45% di riscontra in Belgio (52,6%), seguito da Germania (48,1%), Austria (47,8%), Francia (47%) e Italia (46,5%), mentre il più leggero -sotto i 20 punti percentuali – è in Nuova Zelanda (19,4), Messico (19,6) e Cile (7%). Da precisare la situazione della Colombia, dove il cuneo fiscale per il lavoratore single con salario medio è ufficialmente pari a zero, dal momento che non vi è tassazione su tale livello e i contributi previdenziali, per il meccanismo peculiare di funzionamento del sistema pensionistico, sono considerati dall’Ocse pagamenti obbligatori non fiscali e quindi non conteggiati in questa classifica.
Analisi per famiglie
Analoghe analisi sul cuneo fiscale, così come sulle aliquote applicate sul lavoro e dei benefici fiscali accordati dai paesi, vengono effettuate anche su altre casistiche, che variano per livello di salario e composizione del nucleo familiare, comprendendo genitori single, famiglie monoreddito o con due stipendi, con o senza figli. In generale si osserva che il cuneo fiscale medio dell’Ocse, l’onere fiscale sul reddito personale e l’onere fiscale netto (ossia l’imposta sul reddito personale più i contributi previdenziali meno le prestazioni in denaro) sono tutti diminuiti tra il 2000 e il 2021 per tutte le tipologie di famiglia individuate. Prendendo per esempio il cuneo fiscale, la variazione va da 1,3 punti percentuali per i lavoratori single con salario alto a 4,6 punti percentuali per i genitori single che guadagnano un salario più basso del livello medio. Interessante, tra i tanti dati e le tante valutazioni del report, la comparazione tra il cuneo fiscale che grava su un lavoratore single e quello su una famiglia monoreddito con due figli. Intuitivamente il cuneo fiscale è maggiore per il lavoratore singolo, ma dal confronto è possibile evidenziare i sistemi fiscali in cui il carico tra le due situazioni diverge di più, così come notare che l’intuizione generale sia supportata dai dati, laddove a fronte del cuneo fiscale per il single senza figli attestato al 34,6% del salario lordo, per la famiglia monoreddito con due figli il peso si attesta al 24,6%.
fonte fiscooggi.it