All’inizio di maggio i delegati di 15 Stati latinoamericani si sono riuniti in Costa Rica per il 6° incontro di Punta Del Este (vedi l’articolo Ocse, l’America Latina alla prova della trasparenza fiscale). Inizialmente firmata da quattro paesi nel novembre 2018, la Dichiarazione di Punta del Este conta ora 15 firmatari: sono El Salvador e il Messico gli ultimi Paesi ad aver aderito a questa iniziativa congiunta nel corso del 2021. Parte dei lavori del meeting – organizzato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – è stata dedicata alla presentazione del rapporto Tax Transparency in Latin America 2022, che illustra i recenti progressi della macro regione nella lotta all’evasione fiscale e ai reati finanziari attraverso il ricorso alla trasparenza e allo scambio di informazioni ai fini fiscali. Tra i tanti dati illustrati nel volume, quello dei Paesi dell’America Latina (10, per l’esattezza) che partecipano allo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari.
Lo stato dell’arte, tassi di evasione ancora alti
Il report dell’Ocse sulla trasparenza fiscale in America Latina mette insieme informazioni e dati relativi a 16 Stati della macro area geografica, offrendoci una istantanea sulle dimensioni dell’evasione fiscale in questi Paesi. Le luci e le ombre sono infatti messe una dietro l’altra. Iniziamo dalle ombre. Nel meeting di Punta del Este è stato ricordato come un recente studio della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi abbia evidenziato la presenza nella regione di tassi molto elevati di evasione in relazione all’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società (rispettivamente 44% e 58% in media). Un altro problema discusso nel corso dell’incontro è quello della quota della ricchezza dell’America Latina detenuta offshore, oggetto di stime che giustamente preoccupano i governi dell’area. Infine, il rapporto fiscale/Pil medio per i 16 Stati coinvolti (pari al 19,8%) è stato valutato dai partecipanti troppo basso, specie se messo a confronto con il dato medio Ocse, che per il 2020 è stato pari al 33,5%. Secondo l’Ocse, nonostante i recenti progressi, i Paesi dell’America Latina non stanno ancora sfruttando appieno le potenzialità offerte dallo scambio di informazioni. Mentre alcune amministrazioni tributarie, infatti, richiedono regolarmente alle amministrazioni partner estere le informazioni da loro detenute per portare avanti indagini e verifiche fiscali, altri Paesi non stanno sfruttando al massimo le infrastrutture e le reti dello scambio di informazioni. Inoltre le disposizioni normative relative alla questione della trasparenza dei titolari effettivi sono ancora nelle prime fasi di attuazione.
I passi compiuti finora, dalla mutua assistenza allo scambio automatico
E le luci? Beh, i risultati che i Paesi dell’America Latina hanno portato a casa in realtà sono tanti. Partiamo dal numero di Stati della regione che hanno firmato e ratificato la Convenzione sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale, lo strumento che comprende tutte le forme di cooperazione fiscale per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale transnazionale. Il dato dei Paesi latinoamericani aderenti alla Convenzione è in crescita, da 13 è infatti passato a 14. Inoltre sono 10 gli Stati dell’America Latina che partecipano allo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari. Infine, il capitolo formazione: il fiore all’occhiello della cooperazione latinoamericana. Dal 2020 sono stati formati più di 1.650 funzionari tributari (oltre 500 nel solo 2021), in modo da permettere alle amministrazioni di appartenenza di fare un ricorso efficace e consapevole agli strumenti disponibili in materia di cooperazione e trasparenza internazionale.
A quanto ammonta il gettito derivante dalla trasparenza
Altre luci. Un dato evidenziato dai delegati presenti al summit è quello relativo alle maggiori imposte accertate grazie ai programmi di voluntary disclosure avviati in America Latina. Dal 2009 a oggi questi programmi hanno hanno permesso di identificare nella regione oltre 25,7 miliardi di euro di entrate aggiuntive (per imposte, interessi e sanzioni). Ancora: dagli scambi di informazioni su richiesta, i Paesi dell’area hanno riscosso maggiori entrate per complessivi 3,6 miliardi di euro nel periodo compreso tra il 2009 e il 2021.
fonte fiscooggi.it