Nel 2021, il 13% circa delle prenotazioni registrate sul portale Tripadvisor, con destinazione l’Italia, ha riguardato proposte soprattutto a tema enogastronomico. Solo i tour culturali ne hanno accolte un numero maggiore (27%). E nel settore, ad occupare in maniera stabile la vetta del turismo enogastronomico è il vino, che la fa da padrone. Il quale trascina con sé anche ristoranti, agriturismi e birrifici. Per i tour d’assaggio che ne conseguono.
È quel che emerge dal novo Rapporto sul Turismo Enogastronomi italiano realizzato con la collaborazione dell’Associazione italiana in materia, tant’è che il comparto sembra esser riuscito a superare abbastanza di slancio la prova della pandemia con una crescita nel biennio nel numero di aziende con coltivazione di uva pari al 2%.
E allo stesso tempo il vino si conferma anche come il catalizzatore nel settore delle prenotazioni online quanto a esperienze di degustazione. E in questo caso c’è il riscontro con il portale di Tripadvisor che segnala un +6%. Anche perché un altro punto di forza sembra essere dato dai luoghi di cultura che sono direttamente legati all’enogastronomia.
Alcuni dati: l’Italia, per esempio, può contare su ben 129 musei del gusto, confermandosi, in questo settore, la leader in Europa davanti a Spagna (107) e Francia (88).Tra le regioni in vetta, figurano Piemonte, Emilia Romagna e Veneto che ne vantano il maggior numero, rispettivamente con 20, 18 e 13 musei. Tuttavia, centrale nelle scelte di viaggio resta il ruolo della ristorazione, nonostante il 2021 sia stato un anno non particolarmente brillante.
Ma anche qui il settore è in rapida trasformazione, tant’è che la crescita del numero di aziende (+1%) e la creazione di format innovativi e ibridi – con home delivery, degustazioni digitali e video-ricette con gli chef, temporary restaurant negli alberghi – indica l’effettivo dinamismo di un settore alla ricerca di una più dimensione diversificata e in sé anche variegata.
Quindi qali sono le indicazioni per il prossimo futuro? Secondo il Rapporto citato cambierà di sicuro il modello di business, con la crescita di nuovi format non tradizionali: dal “food as a service” (modello che unisce i servizi di ristorazione con supermercati) alle “ghost kitchen”, ovvero luoghi interamente dedicati alla consegna a domicilio.
Va segnalato, inoltre, che aumenterà di certo anche l’attenzione verso l’etica e la sostenibilità. Cosa significa? Che da un lato, si creerà un rapporto più stretto con l’intera filiera – in particolare menzionando i produttori nei menù o nei canali di comunicazione – dall’altro la si presterà una maggiore attenzione al riutilizzo degli scarti alimentari e al benessere dei propri dipendenti. Un primo riscontro lo si è avuto su un elemento di fondo: la capacità di unire il benessere psico-fisico e il gusto, aggiungendovi l’amenità dei luoghi rurali, ciò che ha dato impulso al comparto agrituristico.
A tale proposito è da segnalare che è cresciuto il numero di aziende (+2% nel biennio 2019-20), in particolare quelle che offrono proposte di degustazione (+8%) e di altre attività, soprattutto all’aria aperta (+10%). Nonostante il crollo delle presenze straniere, il rapporto tra clienti italiani e quelli stranieri, che nel 2019 era di 11 a 10, è sceso a 23 a 10 nel 2020. Questo, però, ha anche inciso dal punto di vista economico, con il valore della produzione agrituristica sceso del 48,9% rispetto al 2019, attendatosi a 802 milioni di euro.
Ed è per esempio la Toscana a possedere la maggiore concentrazione di aziende agrituristiche: sono 5.406 al 2020, pari al 22% del totale nazionale. A seguire il Trentino-Alto Adige, che vanta il primato per densità – circa 27 agriturismi per 100 km2. Da evidenziare, l’exploit della Campania, che pur non essendo tra le regioni con la più alta concentrazione dell’offerta, ha visto il numero di agriturismi crescere del 13,2% tra il 2019-2020.
Va anche aggiunto che oggi come oggi sul modello vitivinicolo, ci sono anche nuovi settori che stanno intuendo le potenzialità del turismo enogastronomico. Tra tutti, quello olivicolo che ha appena visto approvata la nuova legge nazionale. E, poi, ci sono i birrifici artigianali che, come risposta alla crisi hanno iniziato a guardare al connubio tra turismo e birra, già sperimentato con successo in nazioni quali Germania, Belgio e Stati Uniti. Ad oggi la regione italiana che registra un maggior numero di birrifici è la Lombardia (128, pari al 17%); seguono Piemonte (con 72), Veneto e Toscana (entrambi a 65).