L’Associazione magistrati tributari (Amt), presieduta da Daniela Gobbi, “preso atto della imminente riunione del Consiglio dei ministri per esaminare e deliberare sul disegno di legge relativo alla riforma della giustizia tributaria” ha dichiarato “lo stato di agitazione della categoria”, contestando una serie di capitoli del progetto governativo, In particolare, si legge nella delibera approvata dall’Associazione, si “segnala con stupore l’introduzione di norme che affidano al ministero dell’Economia competenze di esclusiva pertinenza dell’organo di autogoverno, quale la gestione dello status giuridico ed economico dei magistrati tributari e il reclutamento dei nuovi giudici e organizzazione delle procedure concorsuali”, giacché il provvedimento che sarà preso al vaglio del Consiglio dei ministri “limita l’attività di verifica e controllo del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria a favore del ministero, accentua e conferma l’inaccettabile commistione, più volte segnalata, della contestuale gestione della Agenzia delle Entrate e della giustizia tributaria”.
I giudici tributari “in servizio al 2021 erano circa 2638, di cui 1833 presso le 103 commissioni provinciali e 805 presso le 21 commissioni regionali”, ma nel 2022 “sono diminuiti di qualche unità”.
La riforma, denuncia l’Amt, “riduce il numero dei giudici a 576 giudici professionali, di cui 450 presso le 103 commissioni tributarie provinciali e 126 presso le presso le 21 commissioni tributarie regionali”, riduzione che, si sottolinea, “comporta uno svuotamento delle commissioni ed è propedeutica all’accorpamento delle sedi”. Infine, si rileva, nella delibera, “l’importanza della presenza della componente proveniente dal mondo delle professioni, in considerazione sia della natura tecnica e interdisciplinare della materia tributaria, che in assenza di un codice delle leggi tributarie.
La pluralità delle esperienze ha garantito un elevato grado di competenza e tecnicismo, indispensabile per l’instabilità delle norme tributarie”, si legge.