Coordinare la tassazione attraverso le frontiere e come impostare la politica fiscale in un periodo storico contrassegnato dal passaggio dalla pandemia alla guerra, questi i due temi affrontati dall’ultimo Fiscal monitor. Due temi interconnessi, dato che, come sostiene il report del Fondo monetario internazionale pubblicato a fine aprile, la crisi economica causata prima dall’emergenza Covid-19 e poi dalla guerra in Ucraina può essere limitata dal coordinamento delle politiche fiscali a livello internazionale.
Il Fisco tra pandemia e guerra
Il primo capitolo del Fiscal monitor di aprile analizza l’impatto sull’economia della guerra in Ucraina e degli strascichi della crisi epidemiologica. In particolare, sotto la lente d’ingrandimento le misure adottate dagli Stati per fronteggiare la recente crisi energetica e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari. In molti casi, per contenere l’aumento dei prezzi interni i Governi hanno tagliato le imposte o erogato sussidi, spesso generalizzati, con conseguenti grandi costi a carico del bilancio dello Stato. L’indicazione del Fondo, invece, è quella di introdurre supporti temporanei e diretti a categorie specifiche di cittadini (come, ad esempio, i lavoratori a basso reddito) e, in ambito internazionale, garantire, attraverso la cooperazione, un aiuto tecnico-finanziario ai Paesi in via di sviluppo.
Il report evidenzia, inoltre, come la pandemia e la crisi economica abbiano spinto gli Stati ad aumentare la spesa pubblica per garantire protezione sociale e servizi essenziali per la collettività, e tutto ciò ha richiesto e richiede maggiori entrate fiscali. Secondo il Fondo, queste maggiori entrate possono essere garantite attraverso la modernizzazione delle amministrazioni fiscali e doganali, ampliando e diversificando la base imponibile e rafforzando la cooperazione fiscale in ambito internazionale, come indicato nel secondo capitolo del Fiscal monitor.
Parola chiave: cooperazione
Il secondo capitolo del Fiscal monitor punta i riflettori sul ruolo essenziale che la cooperazione internazionale gioca nel settore fiscale, in particolare per la tassazione societaria, per le persone fisiche e per il carbon pricing.
Per quanto riguarda l’imposta sul reddito delle persone giuridiche, il Fmi sottolinea i passi avanti compiuti soprattutto con l’approvazione della soluzione a due pilastri sulla global tax sulle multinazionali sottoscritta nell’ottobre scorso in sede Ocse da 137 giurisdizioni. Secondo il Fondo, il primo pilastro, cioè la scelta multilaterale di allocare parte dei profitti da tassare nelle giurisdizioni-mercato in cui sono prodotti, indipendentemente dalla presenza fisica sul territorio delle imprese, appare più efficiente delle imposte sui servizi digitali applicate unilateralmente dai singoli Stati. Per quanto riguarda la minimum global tax (il cosiddetto secondo pilastro), la nuova imposta dovrebbe generare maggiori entrate in tutto il mondo, con una crescita stimata pari al +5,7% (e un’ulteriore crescita aggiuntiva potenziale del +8,1% grazie alla riduzione della competizione fiscale tra gli Stati).
La cooperazione è fondamentale anche per quanto riguarda i redditi delle persone fisiche e lo scambio di informazioni. In questo settore, il report, dopo aver messo in risalto i progressi ottenuti grazie al Global forum sulla trasparenza e lo scambio di informazioni dell’Ocse, evidenzia la necessità di istituire registri dei beneficiari effettivi e di rafforzare le competenze delle Amministrazioni fiscali sull’analisi dei dati per incentivare la tax compliance, soprattutto nei Paesi a basso reddito. Per quanto riguarda i Paesi con redditi più elevati, la diffusione del lavoro da remoto con il conseguente spostamento di lavoratori da uno Stato all’altro ha aumentato la mobilità della base imponibile per l’imposta sul reddito, per cui la necessità di cooperare a livello internazionale e di scambiare informazioni diventa sempre più stringente. Infine, il Fmi preme affinché si rafforzi il coordinamento internazionale sul carbon pricing, fondamentale per contrastare gli effetti negativi del cambiamento climatico. Alcuni Paesi potrebbero maggiormente coordinarsi sulla riduzione dell’inquinamento incrementando in modo congiunto la tassazione sull’emissione di sostanze inquinanti.