di Tiberio Sauro*
E’ un momento di difficoltà economiche per la piccola e media impresa. Difficoltà che si protrae ormai da anni, iniziata con crisi economica, poi pandemica e neanche finita questa è iniziata la guerra in Ucraina. Tutto ciò ha limitato qualunque sviluppo aziendale e sociale, le banche hanno subito chiuso il rubinetto dei finanziamenti. Chi poteva, come in tutte le grandi emergenze, siano esse sanitarie, di guerra, o di qualsiasi altro tipo, ha cavalcato il momento sfruttandolo, arricchendosi in modo indegno e parassitario,
Le banche in passato avevano un modo legale e socialmente valido per finanziare le piccole e medie imprese in difficoltà, avendo la garanzia supplementare che arrivava al 90% del 80% di esposizione dell’azienda richiedente. Se poi questa aveva una pendenza di percorso, addirittura un protesto, la banca poteva avere una garanzia supplementare che arrivava al 100% applicando la legge 108 del 97, quella contro usura e racket. Ma le banche vantando il diritto di essere impresa asserivano che con i confidi veniva ad essere limitata la loro capacità di impresa, si limitavano i profitti a causa di interessi limitati. In più non potevano pretendere che sottoscrizioni di assicurazioni o acquisti di azioni da loro consigliate.
La lobby bancaria ha eliminato il dovere alle banche di passare per le aziende in difficoltà o poco garantite, secondo una loro valutazione (con criteri che semmai cambiavano di caso in caso) di poter accedere direttamente, e non attraverso i CONFIDI, alle contro garanzie di Mediocredito Centrale.
Oggi restano solo i Confidi cosiddetti 107, quelli sottoposti al controllo della Banca d’Italia ma che in pratica hanno più tolto lo sprone, l’entusiasmo, la capacità di intervento della Cooperazione. Si è prima disperso e poi perso un grande strumento di intervento economico a favore della piccola e media impresa.
Le regioni con capacità di sviluppo anche sociale, come il Veneto, che è stata l’ultima regione ad obbligare le banche fino ad un limite accettabile parliamo di circa €200000 per le aziende di ricorrere ancora ai confidi per poter avere la garanzia di Mediocredito centrale. Tutte le altre hanno buttato a mare uno strumento che aveva un grande valore di carattere economico sociale.
- ex presidente e direttore generale cooperativa di garanzia per l’accesso al credito agevolato alle piccole e medie imprese