L’Europa paga un conto alla Russia di quasi un miliardo di euro al giorno. È la somma di quanto il Vecchio Continente ha corrisposto – in sole 24 ore – a Mosca per il gas (660 milioni) e il petrolio (350 milioni). Una cifra astronomica, calcolata in uno studio ad hoc da Simone Tagliapietra, ricercatore di Bruegel e docente della Cattolica di Milano.
“Si tratta di un record storico, che viene battuto di giorno in giorno” spiega Tagliapietra all’AGI. Per capire quanto stanno lievitando i costi, bisogna fare il raffronto con inizio anno: ad esempio il 1 gennaio, per il gas l’Europa ha pagato alla Russia 190 milioni ma “con gli incrementi di questi giorni, che arrivano fino al 60%, questa cifra è destinata a salire ancora”, afferma Tagliapietra.
Per quanto riguarda il petrolio, spiega, “la stima è molto più complessa perché non esistono dati in tempo reale sulle importazioni europee dalla Russia. Abbiamo però preso la media del volume riferito all’anno scorso e moltiplicato per il valore del barile di greggio russo”.
Il petrolio russo oggi viaggia con uno sconto del 20% “perché i trader hanno timore delle sanzioni”. Oggi per l”oro nero’ di Mosca l’Europa ha speso 350 milioni, “circa il 30-40% in più rispetto all’inizio del’anno”. Come uscire da questa crisi? Tagliapietra offre vari suggerimenti. Nel rapporto, il ricercatore di Bruegel spiega che “lo scenario di crisi richiederà improvvisazione e spirito imprenditoriale. Il messaggio principale è: se l’UE è costretta o disposta a sostenere il costo, dovrebbe essere possibile sostituire il gas russo già per il prossimo inverno senza che l’attività economica sia devastata, la gente congelata o la fornitura di elettricità interrotta. Ma sul terreno, decine di regolamenti dovranno essere rivisti, procedure e operazioni abituali rivisitate, molto denaro speso rapidamente e decisioni difficili prese”.
Ma una cosa è importante: “Se mettiamo l’embargo all’energia russa, possiamo fare a meno del gas russo per il prossimo inverno ma soltanto mettendo in campo alcune strategie”. Questo insomma comporta tre sfide:
– Portare quanto più gas possibile in Europa e non pagarlo eccessivamente;
– distribuire il gas in Europa
– distribuire il costo di questa operazione.
Questa sfida epocale è resa ancora più difficile dall’incertezza su quale scenario l’Europa si troverà, così come il fatto che l’Europa prevede di ridurre drasticamente le importazioni di gas nei prossimi decenni. Quindi, ci sarebbe un rischio sostanziale per l’Europa se andasse ciecamente all-in, firmando ogni contratto di gas disponibile.
“L’intervento pubblico sarà necessario per assicurare importazioni sufficienti nei prossimi mesi. Questo potrebbe assumere la forma di una task force per coordinare gli acquisti e prevenire che le compagnie si superino a vicenda”, sostiene Tagliapietra.
Insomma, “i politici dovrebbero sostenere l’attivazione di potenziali forniture e offrire accordi politici per assicurarsi ulteriori volumi di GNL” spiega il ricercatore. Questi sforzi sono necessari ma non sufficienti e anzi, si legge nel rapporto, “misure eccezionali sono possibili per ridurre la domanda”.
La sfida immediata è quella di riempire il più possibile gli stoccaggi prima del prossimo inverno. “Ci vuole ancora – spiega ancora Tagliapietra – un drastico taglio della domanda industriale”. E, come già accennato anche in Italia, “uno switch al carbone”. Qualsiasi azione, sottolinea Tagliapietra, “è sicuramente costosa ma inevitabile” ma di sicuro ci prepara a fronteggiare questo “scenario inaudito”.
Peraltro, nei sei mesi precedenti l’attacco, la Russia aveva ridotto il suo flusso verso l’Europa del 40% e ora invece “è ritornata ai livelli normali”. “Davanti a un giochetto di questo tipo – evidenzia Tagliapietra – l’Europa deve essere in grado di rispondere e ovviare a questo ‘problema’”.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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