La tassazione dell’energia, le politiche sui prezzi del carbonio e i sussidi ai combustibili fossili devono essere allineati più strettamente ai principi pro-green, antinquinamento e a favore della decarbonizzazione dei settori estrattivi e industriali se l’Unione europea vuole raggiungere i suoi obiettivi climatici per il 2030. Ad affermarlo sono i revisori dei conti dell’Ue in un nuovo rapporto pubblicato lunedì 31 gennaio. In sostanza, secondo il giudizio e le valutazioni espresse dalla Corte dei Conti europea, nell’Ue le politiche di tassazione dell’energia non sono allineate agli obiettivi climatici più volte annunciati. In realtà, questo lavoro s’inserisce in un quadro più ampio, infatti, come dichiarato dallo stesso responsabile del report, Viorel ?tefan, membro della Corte dei conti europea, “Con questa analisi, la Corte intende contribuire al dibattito sui prezzi dell’energia e sui cambiamenti climatici, in particolare in vista dell’imminente discussione della proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia”. Il confronto sulla nuova direttiva è quindi aperto e dal suo esito s’intuirà la capacità effettiva, e la volontà dei Paesi membri dell’Ue di rispondere in modo unitario, coordinato e cooperativo alle sfide poste dal Green Deal europeo, in pratica la strategia mirata a raggiungere la neutralità climatica nell’Ue entro il 2050 allineando la tassazione dell’energia agli obiettivi climatici.
In primo luogo, la Corte dei Conti ricorda come la tassazione dell’energia possa direttamente contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici, sottolineando però che gli attuali livelli di imposizione non sono commisurati all’inquinamento prodotto dalle diverse fonti energetiche. Successivamente, il report delinea in che modo le imposte sull’energia, la fissazione del prezzo del carbonio e le sovvenzioni all’energia contribuiscano al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Ue, spiegando che nonostante le sovvenzioni alle energie rinnovabili siano quasi quadruplicate nel periodo 2008-2019, quelle per i combustibili fossili siano rimaste pressoché costanti nel medesimo periodo, e questo benché la Commissione e alcuni Stati membri si fossero impegnati a eliminarle gradualmente. Inoltre, la Corte mette in luce le sfide che i responsabili delle politiche dovranno affrontare: assicurare coerenza nella tassazione dell’energia in tutti i settori e per i diversi vettori energetici, ridurre le sovvenzioni destinate ai combustibili fossili e riallineare obiettivi climatici ed esigenze sociali.
Secondo l’attuale direttiva dell’Ue sulla tassazione dell’energia, le fonti energetiche inquinanti come il carbone continuano a beneficiare d’un vantaggio fiscale premiante rispetto a quelle più efficienti in termini di emissioni di carbonio. L’analisi della Corte dei Conti europea, infatti, sottolinea come, ad esempio, il carbone è tassato meno del gas naturale e alcuni combustibili fossili sono addirittura tassati significativamente meno dell’elettricità. In dettaglio, in media, il carbone è tassato di 2,9 euro per megawattora (MWh) mentre il gas naturale è tassato di 7 euro/MWh. L’elettricità, in confronto, è tassata di 32,1 €/MWh. In sostanza, le fonti d’energia più inquinanti godrebbero d’una fiscalità più light. Inoltre, aggiungono i revisori dei conti dell’Ue, i sussidi ai combustibili fossili, come le basse tasse sulla benzina e il diesel, sono rimasti costanti nell’ultimo decennio. La stessa Commissione Europea ha riconosciuto questa incongruenza e nel luglio dello scorso anno ha presentato una revisione della direttiva dell’Ue sulla tassazione dell’energia, che fissa aliquote fiscali minime per l’energia, compresi i carburanti alternativi per i trasporti e l’elettricità. Uno schema di direttiva comunque da rivedere e da rielaborare in funzione d’un cambiamento radicale di paradigma, secondo la Corte, in modo da dare più sostegni in favore dell’adozione di elettricità e combustibili alternativi come idrogeno rinnovabile, combustibili sintetici e biocarburanti avanzati.
Complessivamente, i sussidi per i combustibili fossili ammontano a oltre 55 miliardi di euro all’anno e 15 Stati membri dell’Ue spendono di più per i sussidi ai combustibili fossili che per quelli per le energie rinnovabili, hanno osservato i revisori. Poiché l’Unione europea mira a dimezzare le proprie emissioni di gas serra entro la fine del decennio, questo tipo di discrepanza non può continuare, avverte la Corte. Nell’analisi si ricorda come la tassazione delle fonti d’energia generi un gettito di 258 miliardi di euro l’anno cui vanno aggiunti 62 miliardi di euro di tasse sui trasporti, proprietà e utilizzo di veicoli a motore e tasse di volo, e 10 miliardi di euro per l’inquinamento prodotto. In questo scenario, ricorda la Corte, dove il concetto di “sovvenzione” è centrale, ancora non esiste nell’Ue una definizione univoca di sovvenzioni all’energia.
In conclusione, la Corte indica le sfide future che l’Unione europea dovrà affrontare nel procedere alla revisione della normativa sulla fiscalità delle fonti d’energia, del suo uso e consumo. Innanzitutto, assicurare coerenza, ciò che oggi manca, nei vari settori e per i diversi vettori energetici a cui era precedentemente riservato un trattamento più favorevole e riallineare gli obiettivi climatici e le esigenze sociali. Tutte sfide che, come spesso ripetuto nell’analisi, dovranno essere gestite in un contesto istituzionale, quello unionale, in cui vige il principio dell’unanimità in materia fiscale.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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