L’Italia ha un problema: non riesce a trattenere i suoi giovani migliori. Una fuga di cervelli che in parte c’è sempre stata, ma che sta raggiungendo picchi mai visti negli anni passati
Secondo l’Istat, dal 2008 al 2020 si è trasferito all’estero il 6% degli italianifra i 25 e i 34 anni, un flusso da non trascurare in un Paese che deve già affrontare un pesante calo demografico e in cui è sempre più marcato il divario tra domanda di lavoro e offerta delle competenze ricercate.
Il direttore di Confindustria ritiene che siano tre le emergenze da affrontare: il nodo di una scuola non sempre in grado di preparare i talenti del futuro, la regolamentazione di un mercato del lavoro ancora farraginosa e la taglia medio-piccola delle imprese nazionali, «che non esercita molta attrattività fra i giovani”.
E’ questa una delle scommesse da vincere a tutti i costi. In Italia l’istruzione è gratuita. Ed ha ovviamente un costo altissimo per lo Stato. Quando i giovani migliori vanno via dopo aver conseguito il titolo di studio si perde interamente il valore dell’investimento fatto. E altre nazioni si ritrovano, a costo zero, giovani in grado di contribuire alla loro crescita.
E’ ovvio che in un modo sempre più senza frontiere ci sia un grande scambio. L’Italia ha da sempre una vocazione all’emigrazione. Ma un conto è quando vanno all’estero in cerca di fortuna gente chi non ha grandi attitudini. Anzi, all’epoca l’emigrante che partiva semmai con la valigia ddi cartone attaccata con lo spago mandava soldi alla famiglia in Italia. Oggi vanno via i cervelli migliori. Che dopo aver studiato in Italia, con costi sostenuti da noi, vanno all’estero con incarichi importanti, mettendo le loro conoscenze a disposizione di altre nazioni.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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