La Commissione europea si interroga e, di conseguenza, chiede a tutte le parti interessate, pubbliche e private, quale sarà il futuro dell’imposta sul valore aggiunto nel nuovo contesto economico digitale. La finalità è conoscere il punto di vista degli stakeholder in merito alla conformità, nonché alle possibili modifiche, della disciplina del tributo, al mondo sempre più interconnesso e, in secondo luogo, come la tecnologia possa essere utilizzata sia per aiutare gli Stati membri a combattere le frodi sia per semplificare gli adempimenti delle imprese.
L’invito a contribuire è stato formalizzato lo scorso 21 gennaio, con l’avvio di un’importante consultazione pubblica, che la Commissione Ue ha lanciato per reperire suggerimenti al fine di adattare, all’attuale contesto digitale, il modo in cui l’Iva viene dichiarata e riscossa, considerato che entro la fine dell’anno verrà varato un nuovo e ambizioso pacchetto legislativo al riguardo.
Il sistema di funzionamento del tributo è al centro di una profonda e continua riflessione volta a:
1) facilitare gli adempimenti delle imprese;
2) limitare le frodi fiscali;
3) utilizzare i benefici dei recenti sviluppi digitali e tecnologici.
La consultazione si chiuderà il prossimo 15 aprile 2022 (alla mezzanotte ora di Bruxelles) ed è rivolta a tutti i soggetti potenzialmente interessati, in particolare: le associazioni imprenditoriali e di categoria; le Pmi; le aziende e i fornitori di servizi intracomunitari e nazionali; le piattaforme, gli operatori di commercio elettronico, postali e i vettori espressi; le organizzazioni internazionali; i fornitori di servizi contabili; le autorità fiscali e doganali nazionali; i broker; le università; i professionisti e i consulenti fiscali.
Towards a plan to bring the Eu’s Vat rules into the digital age
L’Iva rappresenta una delle principali fonti di entrate per i bilanci degli Stati membri e dell’Unione europea, necessaria anche per supportare i continui sforzi dovuti alla promozione della ripresa economica a seguito della pandemia da coronavirus.
Di contro, l’attuale sistema di funzionamento del tributo non è idoneo ad affrontare il nuovo contesto sempre più digitale, poiché risulta eccessivamente complesso per le imprese e determina enormi e insopportabili fenomeni di frode. Contestualmente, l’esponenziale ascesa dell’economia digitale e lo sviluppo di nuovi modelli di business impongono nuove sfide, ma offrono grandi opportunità da cogliere e sfruttare anche in ambito tributario.
La consultazione pubblica riguarda, essenzialmente, tre macro aree:
1) gli obblighi comunicativi e l’utilizzo della fatturazione elettronica;
– il trattamento Iva della platform economy;
– l’uso di un’unica registrazione Iva comunitaria.
Il perseguimento congiunto di tutti i citati obiettivi contribuirà a ridurre gli oneri amministrativi e fiscali per le imprese, limitando, contestualmente, il proliferare delle frodi. L’estensione della fatturazione elettronica e dei sistemi di comunicazione e di rendicontazione digitale potrebbero, però, richiedere un lungo periodo di attuazione (potrebbe persino protrarsi fino al 2030) e dipenderà, principalmente, dal livello di centralizzazione dell’infrastruttura informatica da realizzare.
La prima parte concerne i “Digital reporting Rrquirement” (Drr) che rappresentano un qualsiasi obbligo comunicativo a carico degli operatori Iva di segnalare i dati relativi alle proprie transazioni diverso dalla dichiarazione.
I Drr includono:
– vari tipi di rendicontazione (ad esempio, elenco Iva, file di audit standard/Saf-T, rendicontazione in tempo reale);
– l’obbligo, per i soggetti passivi, di emettere fatture elettroniche nelle transazioni con altre imprese e/o consumatori.
Si ricorda che gli elenchi riepilogativi, noti anche come “Intrastat” o “elenchi VIES”, sono dichiarazioni che gli operatori IVA devono trasmettere per comunicare le transazioni intra-UE.
La seconda parte riguarda la Platform economy, che rappresenta un modello multiforme di transazioni, in cui sono coinvolte almeno tre parti. La “piattaforma online/digitale”, nell’accezione utilizzata in questo ambito, facilita il collegamento tra due insiemi distinti ma interdipendenti di utenti (imprese o individui) che interagiscono tipicamente per via elettronica. Una delle parti delle piattaforme (“provider”) offre accesso a beni e/o servizi, risorse, tempo e/o competenze, all’altra parte (“consumer”) in cambio di un corrispettivo, monetario o di diversa natura, addebitando, di solito, una commissione per l’intermediazione. Ricordiamo che la “piattaforma online/digitale” non è proprietaria né dei beni offerti né dei servizi forniti.
L’attuale sistema dell’Iva non è adatto ad affrontare adeguatamente le sfide derivanti dalle nuove realtà digitali, tra cui quella dell’economia delle piattaforme, in quanto si rilevano gravi distorsioni della concorrenza tra transazioni economiche tradizionali e online, a vantaggio di queste ultime. Pertanto, la neutralità del tributo potrebbe essere a rischio se le disposizioni non verranno adeguate al contesto digitale.
Il pacchetto Iva sull’e-commerce ha adottato regole specifiche per i beni venduti tramite piattaforma, ma non esistono regole analoghe per i servizi.
La terza parte prevede una revisione delle norme esistenti, che richiedono la registrazione comunitaria unica ai fini Iva dei contribuenti, soprattutto non stabiliti, e, contestualmente, una valutazione del sistema dello sportello unico (Oss) e di quello per l’importazione (Ioss), in vigore dallo scorso 1° luglio, in quanto la single vat registration è un processo in itinere strettamente correlato alle novità introdotte nel 2021 nell’e-commerce.
Entrambi i meccanismi dovrebbero contribuire a:
– ridurre gli oneri amministrativi e i costi di adempimento per i soggetti passivi;
– migliorare sia la conformità all’Iva (rendendola più facile e meno costosa) che il funzionamento dell’Eu single market (rendendo più semplici gli obblighi di registrazione Iva).
Tuttavia, nonostante le recenti modifiche, permangono diversi tipi di transazione che obbligano i soggetti passivi a identificarsi in un altro Stato membro (ad esempio, quando un’impresa trasferisce i propri beni oltre confine).
Nel questionario viene chiesto di riportare le esperienze relative all’Oss e allo Ioss, nonché i problemi correlati e le diverse opzioni politiche che potrebbero migliorare la situazione in futuro.
E’ possibile partecipare alla consultazione compilando un questionario online, disponibile in alcune o tutte le lingue ufficiali dell’Unione europea, accedendo al seguente link https://ec.europa.eu/taxation_customs/news/commission-launches-call-feedback-plans-bring-eus-vat-rules-digital-age-2022-01-21_en.
Le risposte potranno essere fornite in qualsiasi lingua comunitaria.
In caso di problemi è possibile contattare il servizio di supporto alla casella di posta elettronica Cristian.LARGEANU@ec.europa.eu.
Per motivi di trasparenza, le organizzazioni e le imprese che hanno intenzione di partecipare alle consultazioni pubbliche sono invitate a identificarsi nel Registro per la trasparenza.
La Commissione europea pubblicherà, in seguito, tutti i contributi ricevuti.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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