Allo scoppio della pandemia da Covid il Governo italiano, allora presieduto da Conte, si rese immediatamente conto che il lockdown imposto sarebbe stato mortifero per le aziende, se non fossero arrivati degli aiuti.
La strada intrapresa, quella dei prestiti garantiti, fu geniale da un certo punto di vista. In pratica senza impegnare un solo centesimo delle casse dello Stato, fu garantito un certo flusso di denaro lle aziende in difficoltà. Lo stato si impegnò a dare garanzie alle banche. Fu certamente messo in conto che una parte di quei soldi non sarebbero mai tornati indietro, e che sarebbe stato lo Stato a dover rimediare. Ma nell’immediato la formula ebbe successo. Per altro in questo modo anche l’Europa non aveva nulla da dire, in quanto tecnicamente non era stato aumentato il debito, e non si poteva parlare di aiuto di stato alle aziende.
Era chiaramente una soluzione ponte. Un sistema per immettere denaro nel circuito. E nell’insieme possiamo dire che la misura ha funzionato. Era chiaro sin dall’inizio che la cosa non avrebbe potuto durare in eterno. Trattandosi di un prestito, si trattava di soldi che le aziende avrebbero dovuto restituire. In più nessuno probabilmente aveva messo in conto che la pandemia durasse così a lungo. I più ottimisti pensavano che con l’estate (e coi vaccini) il problema si sarebbe risolto. Quelli più pessimisti pensavano che il tutto si sarebbe risolto entro l’estate del 2021. E non è stato così.
Il Covid si è molto depotenziato rispetto alla sua versione iniziale. Ma fa ancora paura. Una paura forse irrazionale, ma che in ogni caso frena la risalita. Oggi che le aziende dovrebbero iniziare a restituire alla banche i soldi avuti le condizioni economiche non sono ancora tali da permettere una simile operazione. Si tira avanti, in alcuni casi a fatica. Ma di certo non ci sono i soldi per iniziare a restituire i debiti pregressi.
E quello che vale per i prestiti garantiti dalla stato vale anche per la moratoria fiscale. Il dicembre 2021 era stata indicata come il termine ultimo per la moratoria. Stiamo parlando, per le sole imprese, di 43 miliardi di euro. A questa cifra vanno aggiunti i 30,8 miliardi per i prestiti garantiti. Per questi, ma solo per questi, la legge di bilancio ha previsto altri sei mesi di tregua, fino al 30 giugno.
Confindustria ha presentato uno studio in cui ha fatto un quadro abbastanza fosco della situazione. Dei 43 miliardi di cui sopra, per almeno 25 di essi le imprese non sono in grado di far fronte agli impegni. Oggi l’economia è frenata non dal lockdown ma dall’elevato numero di contagi. Tra persone in quarantena, e quelle in isolamento in quanto a contatti con un positivo, stiamo parlando di milioni di italiani. La qual cosa comporta il crollo di tante attività, basti pensare alle disdette per i viaggi di fine anno. E tutto il resto.
Il Governo non ha preso posizione in materia. Ha preferito mantenere fede alla richiesta di ridurre le tasse, si parla di circa 8 miliardi di risparmi. Ma la priorità in questo momento non sembra essere quella. Servirà un intervento in materia. Altrimenti tante imprese falliranno. La strada obbligata è quella di un’ulteriore proroga. Magari sarebbe stato il caso di inserirla in bilancio. Ma i tempi erano serrati.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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