Per Draghi è forse l’argomento più delicato. Sin qui ha fatto tutto di “testa sua”. I partiti che sostengono il suo governo a turno hanno fatto sentire la propria voce. Ma più che altro era l’esigenza di far sapere al proprio elettorato che erano ancora vivi. Le decisioni più importanti sono sempre state prese dal Governo, anzi dal Presidente del Consiglio. I partiti hanno semplicemente aderito. Lo stiamo vedendo in questi giorni col Green Pass. Draghi va avanti per la sua strada. I partiti strepitano, ma si adeguano.
Adesso però è il momento di analizzare il futuro del Reddito di Cittadinanza. Da sempre è il cavallo di battaglia dei 5 Stelle. Che strada facendo hanno abiurato tutte le loro certezze iniziali, ma che su questo punto non hanno nessuna intenzione di cedere. Perderebbero non solo consenso e faccia, ma perderebbero del tutto il motivo della loro esistenza nel Governo.
Il Reddito di Cittadinanza in astratto è una legge giusta, che va incontro alle necessità di chi si trova in difficoltà. Ma anche i 5 Stelle che lo hanno “partorito” e che lo stanno difendendo a spada tratta sanno bene che è stato un mezzo fallimento. O per meglio dire: è stata fallimentare la sua applicazione. Le statistiche parlano di una percentuale risibile, intorno al 10% di persone che sono state collocate al lavoro che i percettori del reddito. E’ facile dire che quelle stesse persone che hanno trovato il lavoro in questi mesi lo avrebbero trovato ugualmente.
Il reddito di cittadinanza non è andato solo a coloro che ne avevano bisogno. Ma anche a chi, lavorando in nero, ha continuato a farlo. Spesso di sente dire in giro di persone che hanno rifiutato un contratto per non perdere il contributo statale. Sarà anche vero, ma è certamente vero anche il caso contrario: datori di lavoro che hanno preferito non assumere, continuando a pagare a nero, con la scusa di non far perdere il contributo assistenziale al lavoratore. Per tacere di chi ha percepito il reddito stesso ed ha continuato a delinquere. Saranno anche pochi episodi, ma di certo sono casi fastidiosi.
In astratto, si diceva, il RDC è una cosa giusta. Alla resa dei conti è stato un fallimento. Non di meno nell’emergenza della pandemia è stato di grande aiuto a molti che improvvisamente si sono trovati senza fonte di reddito.
Ora però l’emergenza sembra alle spalle. E’ il momento di ripartire. Servono soldi, tanti soldi per rilanciare l’economia. E i soldi del RDC fanno gola. Il Centro-destra vorrebbe utilizzare queste somme per abbassare le tasse, ed aiutare le aziende. Il PD vorrebbe una ridistribuzione dei questi soldi per il ridisegno degli ammortizzatori sociali. Draghi è nel mezzo. Lui che solo in linea teorica non è un politico sa bene che i 5 Stelle sono pur sempre il partito di maggioranza relativa in Parlamento. Dovessero sfilarsi sarebbe un problema, di non poco conto. Ma il presidente del Consiglio sa anche che non si può continuare in eterno a sottrarre fondi destinati alla ripresa nel buco nero del Reddito.
E’ questa la partita decisiva per il futuro se non della nazione quanto meno di questo Governo. Alla resa dei fatti nel corso di questi anni il RDC si è dimostrato inefficace dal punto di vista lavorativo. Non ha portato in concreto un solo posto di lavoro, ad accezione forse di quelli per i Navigator, coloro che avrebbe dovuto aiutare gli altri a trovare lavoro. In questo momento più che mai appare misura inutile e deleteria per un Paese che vuole ripartire. Lo sanno tutti, anche i 5 Stelle. Ma questi ultimi non possono abbassare la loro ultima bandiera. E Draghi non può prescindere dai 5 Stelle…
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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