L’Iva ridotta con aliquota al 4% prevista per incentivare la produzione e la diffusione dei giornali non è applicabile alla publishing fee, corrisposta a un editore tedesco da un committente italiano per la pubblicazione, con spese a suo carico, di un determinato numero di articoli, in open access. È quanto precisa l’Agenzia delle entrate con la risposta n. 701/2021.
Il chiarimento è chiesto da una società editrice con sede in Germania che, oltre alla partita Iva tedesca, ha anche una partita Iva italiana, richiesta tramite rappresentante fiscale, perché fornisce prestazioni di “Servizi elettronici” nel nostro Paese, rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto.
In particolare l’istante ha stipulato, a dicembre 2020, con un committente italiano, un contratto Compact, con decorrenza 1° gennaio 2020-31 dicembre 2024. In base all’accordo l’editore tedesco offre prestazioni continuative di accesso/utilizzo di banche dati e riviste scientifiche online, mentre il sottoscrittore fornisce articoli per riviste open choice ossia ad accesso libero.
Il Compact delinea un rapporto di “Read and Publish” costituito, per quanto riguarda i corrispettivi, dalla componente “accesso” (reading) e dalla componente “pubblicazione” articoli in open access (publishing).
La reading fee consente agli autori di accedere alle riviste del portafoglio completo della società accessibili con sottoscrizione e non in libero accesso. La publishing fee garantisce, invece, la possibilità di pubblicare un determinato numero di articoli in open access a un costo predeterminato.
Nello specifico, per quanto riguarda il contratto siglato con il committente italiano, l’istante riferisce che il corrispettivo pattuito è annuale ed è suddiviso in 2 parti: la “reading fee” (tariffa di lettura) e una “Apc fund” (fondo Apc). Quest’ultima copre tutti i costi di pubblicazione degli articoli del sottoscrittore, visto che non possono ricadere sui lettori trattandosi di pubblicazioni consultabili non a pagamento.
La società chiede quale sia la corretta aliquota Iva da applicare alla componente del corrispettivo, denominata Apc fund o publishing fee, versata dal committente italiano per gli anni 2021-2024.
L’Agenzia delle entrate sintetizza i termini del Compact stipulato dalle parti. In sostanza, l’accordo permette al committente italiano sia di consultare/utilizzare i prodotti messi a disposizione dall’editore (reading), sia di pubblicare gli articoli ad accesso libero (publishing),
Si tratta, breve, di un’offerta “Read&Publishing”, per cui è previsto, come nel caso esaminato, il versamento di un’apposita fee, unica, su base annuale.
Il chiarimento richiesto all’amministrazione finanziaria riguarda l’aliquota Iva della publishing fee, ossia della quota annuale pagata dal committente all’editore per garantirsi la pubblicazione di un determinato numero di articoli in open access a un costo predefinito, che varia, stabilisce il contratto, in base allo “stock” di articoli prescelto.
L’importo pagato per l’Apc, osserva l’Agenzia, rappresenta, in pratica, la quasi totalità dell’intera somma riscossa dall’editore per i servizi prestati. Il peso della reading fee è infatti trascurabile. Dall’analisi del compact emerge che la componente Apc copre tutti gli oneri relativi alla pubblicazione degli articoli e, quindi, riguardanti l’organizzazione e gestione della peer review, la produzione degli articoli in pdf o in altri formati e la diffusione in diverse sedi. Inoltre, il loro contenuto passa l’esame di esperti che ne valutano la validità scientifica prima della pubblicazione. Se l’opera non è ritenuta idonea non sarà chiesta alcune fee da parte dell’editore.
Analizzato il tipo di rapporto, l’Agenzia conclude che la publishing fee costituisce, in pratica, il corrispettivo pagato dal committente per ottenere la pubblicazione di articoli su riviste. Di conseguenza, non può, beneficiare dell’aliquota Iva agevolata al 4% prevista dai numeri 18) e 35) della tabella A Parte II allegata al Dpr n. 633/72. La somma dovrà essere soggetta ad aliquota ordinaria. Il trattamento di favore è infatti diretto alle cessioni di giornali, riviste e prodotti editoriali per favorirne la diffusione incentivando l’acquisto, la produzione e la commercializzazione.
Nel caso dell’interpello, non avviene nessun acquisto da parte dell’editore. Al contrario è il sottoscrittore che beneficia di una prestazione di servizi dalla società tedesca che, con la somma ricevuta, “finanzia” la pubblicazione degli articoli e quindi della rivista ad accesso libero.
by Liberato Ferrara Area Imprese Network
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