Digitalizzazione l’asse portante ma l’Italia non sta al passo.
L’esperienza insegna. La Pandemia che ha caratterizzato l’ultimo anno ci ha insegnato che la digitalizzazione è un passo fondamentale da dover compiere per guidare l’azione di rilancio del nostro paese. Ad aggiungersi all’esperienza c’è anche l’UE che ha dettato le linee guida su quello che sarà un passo cruciale per il futuro del nostro paese: il Recovery Plan.
Digitalizzazione, competitività, innovazione e cultura: questi i principi cardine su cui si fonda il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che si concentra principalmente sulla digitalizzazione e sulla modernizzazione delle PA, entrambe fondate su un servizio di cloud che ingloberà i data center delle amministrazioni pubbliche e che saranno protette da un nuovo sistema di cybersecurity, che darà vita ad uno snellimento (quasi auspicato da tutti) delle procedure amministrative.
Tutto ciò si appoggerà su un miglioramento della latenza, per il passaggio alla banda ultralarga e la conseguente diffusione delle connessioni ultraveloci in tutto il nostro paese.
Ma gli operatori delle TLC hanno lanciato l’allarme: solo lo 0,5% (circa 1 miliardo) della somma destinata alla digitalizzazione sarà investita nell’upgrade al 5G, il quale sarà la base portante di una digitalizzazione delle infrastrutture che, secondo Asstel, si stima attorno ai 10 miliardi.
A testimoniare l’importanza di questa tematica troviamo il sondaggio condotto dal Vodafone Research Institute, che ha voluto capire quanto le urgenze di un piano europeo (e la sua declinazione italiana) fossero effettivamente percepite. La conoscenza delle persone sul tema è ampia (l’80% degli europei ne è a conoscenza e tra gli italiani il livello si alza al 90%), il 70% degli intervistati pensa che il Recovery and Resilience Facility (RRF) dell’Unione europea sia un modo efficace per aiutare i paesi a gestire la loro ripresa. Si tratta di 672,5 miliardi di cui 209 sono stati assegnati all’Italia ma l’opinione pubblica rimane scettica, uno su tre italiani ha dei dubbi sul fatto che tutto il denaro stanziato raggiungerà le aree promesse.
“Il sondaggio Digitising Europe Pulse sottolinea che i cittadini guardano ai loro governi nazionali per risolvere la grave crisi sanitaria ed economica e dimostra il valore che attribuiscono alla connettività” commenta Inger Paus, direttore del Vodafone Institute. Il gruppo guidato da Nick Read, come ha ricordato il ceo del gruppo in occasione dei conti, durante la pandemia ha mantenuto connesse le comunità e sostenuto settori chiave come l’istruzione e la sanità. Vodafone vuole continuare a farlo ma, come spiega Joakim Reiter, direttore External Affairs del Gruppo Vodafone e presidente del Vodafone Institute “non possiamo farlo da soli e siamo pronti a collaborare con la Commissione Europea e i governi locali per costruire una società digitale veramente inclusiva e sostenibile per tutti gli europei”. E’ il momento di accelerare e se le imprese – come emerge dai bilanci dell’intero settore tlc – non hanno i margini per stravolgere i loro piani di investimento è indispensabile l’aiuto delle risorse pubbliche.
Ahimè, se l’esperienza insegna forse bisognerebbe lottare maggiormente per le sorti di questo paese. Questi fondi, ripetiamo, potrebbero scandire un passo fondamentale per l’Italia e se non dovessero essere sfruttati per questo, ognuno di noi dovrebbe sentirsi privato del proprio futuro e di un’evoluzione quasi necessaria.
by Jacopo Roccella Area Imprese Network
Comments are closed.