Nonostante la sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito la competenza della Regione Campania nell’ambito delle aree marine protette e nello specifico di Baia, non può archiviarsi l’annosa diatriba del rilascio delle concessioni demaniali marittime di specchio acqueo.
L’attuale definizione, per altro ancora oggetto di vertenza giudiziaria, trae origini da valutazioni assai opinabili emerse dalla graduatoria del concorso bandito nel 2005.
Come si ricorderà nel 2001 s’era consentito, in virtù di autorizzazioni temporanee frutto di un accordo, operare a storici imprenditori attivi nell’area, e tra questi il Nauticon, consorzio flegreo operatori della nautica, successivamente in sede di concorso ritenuto non meritevole di collocarsi in posizione utile. A distanza di circa 4 anni rinvigoriscono grazie ad un provvedimento regionale conseguente alla sentenza del Consiglio di Stato, che non tiene in considerazione una serie di circostanze che, passati gli anni, costituiscono grave danno agli esclusi, quanto ad un’utenza ormai abituata a standard qualitativi d’un certo tenore. In primis le valutazioni di allora non possono riflettere le attuali condizioni degli esercenti, basti pensare che c’è chi è fallito, e che pertanto non può possedere quei requisiti di adeguatezza finanziaria richiesti dal bando, chi non è riuscito ad assicurare la forza lavoro promessa in sede progettuale (indispensabile all’attribuzione di punteggio), che ancora non ha espletato quei servizi qualificanti alla base dell’ottenimento del punteggio premiale.
E’ lecito che senso avesse determinare una “classifica” tra operatori basata su dichiarazioni di parte se poi non vi siano verifiche e accertamenti sul rispetto di queste. Come ricordo ai lettori, questo redatto progettualmente deve essere frutto di un’analisi finanziaria, di una valutazione sulle esperienze e capacità professionali, e certamente sull’impatto sociale dell’iniziativa, a parer mio nulla di tutto questo è stato perseguito.
A prescindere dagli esiti sulla “carta” sarebbe stato preciso obbligo dell’amministrazione quell’attività di controllo propedeutica alla tutela dell’interesse pubblico e alla garanzia del privato investitore. Non mi pare che ciò sia avvenuto, ne’ probabilmente avverrà. Informo per completezza che non è servito associare, dal 1994, circa 30 aziende attive sul territorio, ne’ garantire adeguato incremento occupazionale e servizi qualificati per posizionarsi utilmente in graduatoria, mentre viceversa si è consentito a neofiti del comparto, con molta fantasia progettuale e poco costrutto, di inventarsi imprenditori. Superflua ogni annotazione circa i danni economici occorsi alle aziende attive sinora (prima del bando)capaci di investire e produrre reddito.
A chi giova un simile contesto? Certamente a politici ed avvocati, non certo ai lavoratori. Della questione Baia potrebbe trarsi un soggetto per un film, se non fosse che le situazioni non sono caratterizzate neanche da quella originalità che assicuri il successo, situazioni purtroppo ricorrenti, specie nella nostra regione, laddove la meritocrazia è chimera e continuano ad andare avanti gli amici e gli amici degli amici.
A quando l’inversione di tendenza?
Mimmo Bocchetti
Presidente Nauticon
Consorzio Flegreo Operatori della Nautica
NAUTICA 2008
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