Non sono ancora chiare le effettive ripercussioni economiche del CoViD-19. Per le imprese è certamente il momento delle proteste per le lungaggini, delle scadenze da onorare comunque, di una riorganizzazione aziendale non più procrastinabile, ma nessuna conseguenza “devastante” è ancora palpabile e non aiuta l’irrinunciabile “sirena” delle vacanze.
La resa dei conti emergerà al rientro in fabbrica: ricostruire il rapporto fiduciario coi fornitori e valutare il grado di “rischio” di clientela in crisi costituirà la “scommessa d’autunno”; sempre che la recrudescenza del virus, dal punto di vista sanitario, non complichi l’esistenza. A ben vedere, a livello istituzionale, si è parlato di misure straordinarie straordinarie, di urgenze cui porre rimedi tutti da “esplorare” nei meandri del labirinto burocratico nazionale e non.
Qualcuno – solo qualcuno, purtroppo – ha rispolverato l’opportunità di una vecchia norma del 2006 (art. 1 comma 340 L. 27/12/2006 – Finanziaria 2007), anche se parlare di vecchia norma in Italia è paradossale, considerate le continue modifiche e aggiornamenti ai testi originari; ma è il significato “concettuale” quello che più intriga.
Si sta parlando delle Zone Franche Urbane (ZFU), sistema abbastanza semplice, chiaro e forte di precedenti, positive esperienze in ambito comunitario: agevolazioni fiscocontributive, che non sono propriamente “finanza liquida”, ma sono dispositivi dotati di maggiori certezze ed una relativa immediatezza. La norma, poi implementata nella Finanziaria 2008, ha definito i propri obiettivi, gli ambiti territoriali e modalità applicative, quasi dieci anni dopo, mediante procedura telematica sul sito ministeriale.
Largamente richieste in occasione del sisma aquilano, le ZFU hanno rappresentato grande speranza delle aree “obbiettivo convergenza” (tutte Obiettivo 1) e, più recentemente per il disastro genovese del “Ponte Morandi” e l’alluvione sarda, fino a diventare strumento quasi “ordinario” (circolare 9/04/2018).
In realtà, per struttura giuridica e sistema agevolativo, l’impianto, all’inizio, ha rappresentato speranza di sviluppo per piccole e medie imprese, prima d’essere ingoiato dalla famelica ingordigia del gigante statale e dei suoi tempi biblici… La pandemia avrebbe costituito motivo di avviare un (già pronto) percorso di aiuti mirati, senza assistere all’infernale incetta dei “Bonus CoViD-19”… una corsa ad ostacoli e contro il tempo che ha mietuto più vittime d’una guerra.
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